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EUGEN IO D I S A V O I A

i .

T a rd k U . . t TU Ir J l i p i w H . - S.

m l u l a • t a t t i «U t a b M I w t a i l ,

La W M h U 41 T i m n a r (13 r tta fc w 1 7 1 1 ). — ( D l i p i r u l r a * M T

b k

U U )

(Dalla Raccolta civica di alaapc - Milano)

fedeltà, la modestia e il disinteresse, approvò tutto,

e tutto fu in breve messo a posto.

O la r a g lo a c o la f o n a

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carattere decisamente risoluto di Eugenio di

Savoia emergeva anche, dal resto, nel concetto suo

politico che per essere rispettati bisogna esser forti.

Egli non intendeva dominare con la forza bruta che

vuol tutto sottomettere per ingordigia, ma deside­

rava di vivere usando la forza serena, figlia della

ragione, la quale s’alimenta del purissimo orgoglio

di non volere essere giammai la schiava o la serva

di chicchessia.

Seguendo questo concetto egli fu sempre, in

tempo di guerre quasi perenni, risolutamente con­

trario alle trattative di pace quand’esse si svolgevano

sorrette soltanto dall’astuto giuoco della diplomazia.

Allorché, dopo la morte dell’imperatore Giu­

seppe I d’Austria, la Francia riprese fiato e l’Inghil­

terra (poco propensa a permettere che Cario VI avesse

due corone, l’austriaca e la spagnuola) avviò con la

secolare nemica le prime intese per una tregua delle

armi, il principe Eugenio di Savoia, in rappresen­

tanza dell’impero, avverti subito che il mostrarsi

deboli verso i francesi c

incoraggiava il re Luigi a i

essere sempre più esigente, il che allontanava ogni

possibilità di una pace soddisfacente e che l’unico

modo per arrivare alla pace fosse il proseguire nella

guerra con salda risoluzione

».

E fu profeta. La pace bisognava andare ad im­

porla « Parigi!

Una ragione di dissenso fra l’imperatore Carlo VI

ed il Principe Sabaudo fu la «

Sanzione Prammatica

»,

decretata nel 1713, ma proclamata soltanto nel 1724.

Con essa il sovrano voleva assicurare definitivamente

negli Stati absburgici la successione del trono alla

sua unica figlia Maria Teresa; successione che non

garbava affatto agli Stati europei, e che per essere

pacifica doveva approfittare del loro appoggio.

L’Imperatore tentava di raggiungere l ’intesa con

trattati, patti d’amicizia, concessioni: Eugenio di

Savoia, pur essendo egli stesso contrario alla deside­

rata successione, soffriva nel vedere il proprio Signore

farsi mendico per ottenere il favore altrui.

Il conte di Sinzendorf scrivendo al conte di

Althann ci dà una idea perfetta del dissenso, e d

mostra ancora una volta di quanta ragionevole fie­

rezza fosse adorna la mente del Sabaudo, devoto al

Sovrano anche col sacrificio della vita ma ribelle di

fronte a qualsiasi atto di debolezza:

«

Troppo, eccessivamente troppo, i ciò che il nostro

Serenissimo si dispone a subire di umiliazioni, di avvi­

limenti, di estorsioni per questa malaugurata

«

Pram­

matica

»,

divenuta per lui idea fissa, anzi maniaca.

«

Può essere infine che il nostro Serenissimo si

tenga nella giusta via e segua il sentiero propizio onda

porre con i suoi sudori della fronte quest’infausta

Prammatica

»

su alquanto solide basi; egli ad ogni

modo lo crede e pretende che in altra maniera ciò non

sia fattibile.

«

Invece Eugenio lo nega decisamente,assolutamente!

«

Con una vivacità ed un entusiasmo, ai quali del

resto in lui non siamo affatto abituati, Eugenio di­

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