

EUGEN IO D I S A V O I A
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(Dalla Raccolta civica di alaapc - Milano)
fedeltà, la modestia e il disinteresse, approvò tutto,
e tutto fu in breve messo a posto.
O la r a g lo a c o la f o n a
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carattere decisamente risoluto di Eugenio di
Savoia emergeva anche, dal resto, nel concetto suo
politico che per essere rispettati bisogna esser forti.
Egli non intendeva dominare con la forza bruta che
vuol tutto sottomettere per ingordigia, ma deside
rava di vivere usando la forza serena, figlia della
ragione, la quale s’alimenta del purissimo orgoglio
di non volere essere giammai la schiava o la serva
di chicchessia.
Seguendo questo concetto egli fu sempre, in
tempo di guerre quasi perenni, risolutamente con
trario alle trattative di pace quand’esse si svolgevano
sorrette soltanto dall’astuto giuoco della diplomazia.
Allorché, dopo la morte dell’imperatore Giu
seppe I d’Austria, la Francia riprese fiato e l’Inghil
terra (poco propensa a permettere che Cario VI avesse
due corone, l’austriaca e la spagnuola) avviò con la
secolare nemica le prime intese per una tregua delle
armi, il principe Eugenio di Savoia, in rappresen
tanza dell’impero, avverti subito che il mostrarsi
deboli verso i francesi c
incoraggiava il re Luigi a i
essere sempre più esigente, il che allontanava ogni
possibilità di una pace soddisfacente e che l’unico
modo per arrivare alla pace fosse il proseguire nella
guerra con salda risoluzione
».
E fu profeta. La pace bisognava andare ad im
porla « Parigi!
Una ragione di dissenso fra l’imperatore Carlo VI
ed il Principe Sabaudo fu la «
Sanzione Prammatica
»,
decretata nel 1713, ma proclamata soltanto nel 1724.
Con essa il sovrano voleva assicurare definitivamente
negli Stati absburgici la successione del trono alla
sua unica figlia Maria Teresa; successione che non
garbava affatto agli Stati europei, e che per essere
pacifica doveva approfittare del loro appoggio.
L’Imperatore tentava di raggiungere l ’intesa con
trattati, patti d’amicizia, concessioni: Eugenio di
Savoia, pur essendo egli stesso contrario alla deside
rata successione, soffriva nel vedere il proprio Signore
farsi mendico per ottenere il favore altrui.
Il conte di Sinzendorf scrivendo al conte di
Althann ci dà una idea perfetta del dissenso, e d
mostra ancora una volta di quanta ragionevole fie
rezza fosse adorna la mente del Sabaudo, devoto al
Sovrano anche col sacrificio della vita ma ribelle di
fronte a qualsiasi atto di debolezza:
«
Troppo, eccessivamente troppo, i ciò che il nostro
Serenissimo si dispone a subire di umiliazioni, di avvi
limenti, di estorsioni per questa malaugurata
«
Pram
matica
»,
divenuta per lui idea fissa, anzi maniaca.
«
Può essere infine che il nostro Serenissimo si
tenga nella giusta via e segua il sentiero propizio onda
porre con i suoi sudori della fronte quest’infausta
•
Prammatica
»
su alquanto solide basi; egli ad ogni
modo lo crede e pretende che in altra maniera ciò non
sia fattibile.
«
Invece Eugenio lo nega decisamente,assolutamente!
«
Con una vivacità ed un entusiasmo, ai quali del
resto in lui non siamo affatto abituati, Eugenio di
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