

COOPE RA T IVA C A S E D EG L I I M P I E G A T I
« Si provvedeva così con
quest’atto pubblico a consolidare
legalmente una lunga serie di
studi e di riunioni iniziatisi nel
1908 da un forte gruppo di ade
renti, che all’epoca della costitu
zione erano ben 178, in massima
parte appartenenti a pubbliche
amministrazioni.
«Gli scopi dei promotori erano
saggi ed oltremodo urgenti.
«Torino, già più volte bene
merita agli Italiani, si apprestava
a conquistare un’altra beneme
renza, trasformandosi nella grande
città del motore, e migliaia di
operai, di impiegati e di tecnici vi
affluivano quotidianamente, per
colmare le continue richieste di
mano d’opera, lanciando così
sempre più pel mondo l’intelletto
ed il lavoro italiano.
«Chi più di tutti era in con
dizioni di gioire e di apprezzare
nella giusta misura tutto questo progresso, era
precisamente la categoria impiegatizia; ma come
qualsiasi medaglia, sia pur belxa, ha sempre il
suo rovescio, così tutto qucil'aumento di popola
zione, che portò Torino a quasi raddoppiare in pochi
anni
i
suoi abitanti, fece crescere di contraccolpo il
costo della vita e quello delle pigioni si trovò in prima
linea.
«Giusta quindi la visione dei promotori, ma l'im
presa era oltremodo difficile. Era uscito di recente il
Testo Unico che raggruppava le precedenti leggi e
favoriva la costituzione di cooperative, studiato e
sostenuto da quel sommo maestro
C
evidenza
che fu S. E. Luigi Luzzati e già esistevano in Italia
esperimenti del genere e specialmente a Como, Ge
nova, Milano, Bologna ed in altre città italiane, ma
erano case popolari per operai sul tipo degli istituti
autonomi delle case popolari la cui praticità si è
addimostrata ottima negli anni successivi.
«Ma nel caso nostro la questione era molto dif
ferente.
«Si trattava di costruire delle case economiche
per una categoria di lavoratori che aveva necessità
superiori, per gusto, per educazione e per istruzione,
di una categorìa cioè che della
casa aveva un culto elevato ed
alla quale aveva sempre dedicata
una percentuale dei suoi guadagni
superiore alla media. Inoltre le
nuove costruzioni edilizie, che
erano subito sorte per iniziative
private, avevano portato pure
fra noi un soffio di modernità
tecnica ed igienista con ampie
scale, ampti cortili, alloggi indi-
pendenti, con impianti di ivcal-
damento centrale, di doede, di
bagni, ecc., tutto insomma na
complesso di fatti nuovi dai quali
i nostri primi amministratori non
potevano, e giustamente non vol
lero estraniarsi per k buona
riuscita dell'impresa.
«Era forse
k
prima volta che
k
categoria impinziti
rii « rag-
frappava per chiedere qnakte
vantaggio
aUa fona collettiva e