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sonas ipsius civitatis.

I contribuenti erano

infatti così stanchi, che molti cittadini ave*

vano fatto fìnti trapassi dei loro beni immobili

in manus mortuas et personas que noìunt sop­

portare honera civitatis.

Il 24 luglio 1470. la

città, assillata di debiti, delibera di procedere

contro i creditori morosi del

taxus

e della

talea

con la massima energia:

tententur

,

exi-

gantur jortioribus remediis quibus fieri poterit.

Già due anni avanti, il 7 novembre 1468 il

maggior consiglio aveva, evidentemente senza

risultato, invitato i sindaci e il massaro a

procedere con la massima energia contro i

troppi torinesi, che non avevano pagato nè

la

talea

nè il

taxus

ed erano morosi anche al

pagamento di precedenti tassazioni, dispo­

nendo che si ottenessero

litteras exequtorias

contro quoscumque taxatos et taleatos tam de

presenti taxo quam de aliis taxis et taleis non

integraliter solutis

e, se non pagassero, fos­

sero i creditori insolventi incarcerati nel

cas-

trum

della città! Non pare però che, malgrado

così gravi difficoltà, la città di Torino fosse

costretta a ricorrere a prestiti. Non manca

qualche operazione di mutuo, ma trattasi

piuttosto di operazioni temporanee per soppe­

rire a difficoltà momentanee della tesoreria,

neirattesa di riscuotere la

talea

e il

taxus e

i censi delle gabelle. Così il 4 settembre 1468

per ottenere il ritorno del Consiglio cismon­

tano a Torino, si pensa di procurarsi i 2000

fiorini richiesti dal duca con un cambio; così

il 26 settembre 1468 si fanno anticipare dal-

l'accensatore delle gabelle

200

fiorini a titolo

di mutuo. Ma il bilancio è fondamentalmente

contenuto nei limiti delle sue disponibilità

e non si avverte affatto quel ricorso continuo

ai prestiti, che si rileva invece ai tempi di

Carlo Emanuele I. Solo due annotazioni trovo

nel conto del massaro relative alla restitu­

zione di somme mutuate da privati.

5.

— Per le spese è probabile che venissero

erogate sulla base di un conto preventivo. Le

spese infatti sono portate nel conto del mas­

saro contraddistinte in

tituli,

che ricorrono

con identica denominazione anche in anni

diversi. Probabilmente, o si era disposto uno

schema di spese ordinarie, o si era provveduto

ad un riparto preventivo delle entrate in

relazione alle spese. È da escludere però che

l'erogazione delle spese avvenisse con un

sistema preventivo di controllo, in stretta

correlazione con un bilancio i cui stanzia­

menti non si potessero superare o le cui spese

dovessero effettuarsi, solo nei limiti delle

somme stanziate ed approvate in precedenza.

Nessun accenno ai rendiconti del massaro

lascia anche lontanamente supporre che le

somme da esso erogate — anche se distinte

in frinii, — si riferiscano a partite a a

titmli

di un bilancio preventivo. Il

titulus

è pura­

mente, secondo il significato letterale della

parola, l'intestazione della spesa pagata dal

massaro e di cui esso si rende contabile verso

il comune. Forse in origine questi

tituli

delle

spese dovettero seguire con un certo ordine,

analogamente a quanto si usava nei rendi­

conti della finanza sabauda, fin dal sec. XIII.

Ma per il periodo al quale si riferiscono queste

nostre ricerche, nessun ordine è seguito nei

tituli

dei rendiconti del Comune, ed è perciò

probabile che una disposizione che l'impo­

nesse o fosse caduta in desuetudine o, per le

mutate circostanze, fosse stata abbandonata.

Neppure si trova una distinzione tra spese

ordinarie e straordinarie, o tra

expense

e

librate

, come invece sussisteva nella finanza

ducale. Il massaro segna nelle

soluciones

le

spese fatte, semplicemente nell'ordine cro­

nologico nel quale le ha eseguite. Se pure

quindi esso le distingue in

tituli

, il conto,

quantunque annuale, non ha neppure uno

schema preordinato che permetta di deli­

neare una eleucanione o una classificazione

delle uscite analoga a quella, che sussisteva

per le entrate. Volendosi perciò raggruppare

queste uscite in poche categorie fondamen­

tali, non vi è altro modo, nell'assenza di una

distinzione accolta dalle scritture contabili

dell'epoca, che seguire la classificazione in

uso nella finanza moderna, dividendole in

ordinarie

e

straordinarie.

6

.

— Le

uscite ordinarie

del Comune di

Torino nel sec. XV, quali appaiono dai rendi­

conti del massaro, degli altri officiali e accen-

satori delle imposte, possono suddividersi

come segue:

a)

Stipendi ed assegni ad officiali del

Comune.

Hanno un salario sul bilancio comu­

nale i

campani

, guardie campestri del finaggio

di Torino, i messi,

manderii o decani

della

curia, il custode della torre comunale —

tor-

rerius

—. Ai

decani

e al

torrerius

il Comune

forniva anche il vestito ch'era di panno verde,

con la fodera bianca. Un assegno veniva cor­

risposto al medico Antonino di Firenze per

dimorare nella città.

b)

Spese per Vistruzione pubblica e per

lo Studio.

Il Comune aveva alle sue dipendenze

un maestro di scuola. Il

titulus mmgistri sco-

larum

compare nei rendiconti. La scuola era

aperta anche Testate, almeno a quanto risulta

dalla spesa latta

de mandai» sindicorum

per

una cortina di frasche per riparare gU scoivi

dai calori estivi. Come contributo allo Studio

di Torino il Cornane versava 500 fiorini all'an­

no in due rate e la spesa è motivata:

prò mi-

vendi* dtcltrikut legentibu*

ih

ipso Studio*

£ curiosa a questo proposto la orlili rr—i—f

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