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U N G R A N D E P A T R I O T A

U N G H E R E S E

RICORDI TORINESI DI LUIGI KOSSUTH

Da quelle finestre del secondo piano di via

dei Mille 22, Luigi Kossuth si era affacciato

tante volte per guardare la riposante visione

dell'aiuola Balbo che con il suo dolce sfumare

di verdi, intensi o lievi, cupi o delicati, e con

il lento mormorio delle fonti doveva evocare

al grande esule dolcissime incomparabili visioni

della Patria lontana. La sera del 20 marzo 1894

poco prima delle ore 22,55 quelle finestre si

apersero ancora un'ultima volta per alitare

sulla stanca fronte del vegliardo morente un

ultimo soffio vivificatore quasi che attraverso

tanto spazio gli potesse giungere ancora un

tenue spirare di vento giungente dalla terra

magiara come una carezza materna.

Era stato definito, allora. Luigi Kossuth,

ultimo degli eroi. Dopo di lui ancora nacquero,

vissero e morirono altri eroi, poiché l'umanità

nella sua più vera vita si nutre essenzial­

mente di spirito più che di materia e gli eroi

stanno ad essa come l'ossigeno ai mortali.

Certo è però che la figura di Luigi Kossuth

permarrà nei secoli quale quella di uno dei

più alti rappresentanti dello spirito eroico

di patriottismo, quale quella di uno degli

uomini più completi, veramente umani, vera­

mente patrioti nella più significativa acce­

zione della parola.

Quarantacinque anni di esilio; quaranta-

cinque anni durante i quali Luigi Kossuth

aveva ricercato ansiosamente, come un cieco

la luce, aveva disperatamente desiderato la

Patria pur rifiutandosi, anche quando avrebbe

avuta la possibilità, di far ritorno ad essa

come un trionfatore. Ma la sua idea non aveva

trionfato; l'Ungheria non era ancora comple­

tamente libera e padrona dei suoi destini

come egli l'aveva voluta. Luigi Kossuth man­

tenne fede al giuramento che aveva fatto in

Arad il 10 agosto del 1849 quand'egli, fallita

la rivoluzione, stremate le forze, ma non

domati gli spiriti, depose il comando nelle

mani di Gòrgei.

La storia di quegli anni fortunosi che videro

l'Ungheria e l'Italia così spiritualmente unite

nell'ansiosa ricerca dei più alti ideali di libertà

e di patriottismo non sta a noi oggi a rifarla.

Ma in questi giorni in cui le armi italiane ed

ungheresi, a fianco di quelle germaniche,

combattono insieme per un supremo ideale

di civiltà e di giustizia ci par bello ricordare

la lunga odissea del grande uomo di Stato

magiaro, del Generale mai vinto, del nobile

spirito che elesse l'Italia quale sua seconda

Patria e nella nostra città trascorse lunghi

anni.

Liberata Budapest il

20

maggio del 1859

Panno dopo l'eroe iniziava il suo esilio in

Turchia. Nel 1852 a Londra s'incontra con

Giuseppe Mazzini e da quell'epoca ha inizio

la ferma amicizia che ha unito i due uomini.

Dall'Inghilterra andò in America, sempre

inneggiando alla Patria lontana, agitando ai

venti di tutti gli oceani la bandiera della libertà.

Nel giugno del 59 Kossuth sbarca a Genova

donde il 23 dello stesso mese si trasferisce

a Torino, ultima mèta del suo ansioso, vano

ricercare attraverso il mondo, un qualche

aspetto della Patria lontana.

Si era alla vigilia delle ultime battaglie

del '59. Con generoso gesto, riaffermando

l'amicizia italo-magiara Luigi Kossuth con

altri patrioti ungheresi, quali Telèki e Klapka.

generosamente offriva all'Italia il suo braccio,

la sua esperienza, il suo personale valore. La

guerra era ormai terminata ed aveva invece

inizio per Kossuth il periodo più lungo, se

pur più sereno, dell'esilio che non ebbe fine

che con la morte. Torino fu la mèta di tutti

gli ungheresi che passavano in Italia. Di quegli

a