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Sardegna, Savoia e Nizza dovrebbe riunire i

1050 timbri degli uffici postali risiedenti allora

nel Regno e non solo, ma anche i diversi

timbri in uso in ciascun ufficio, ed inoltre

esemplari con diverse date.

Ecco allora che la raccolta dei 17 francobolli

del Regno Sardo, diventa non di una pagina

ma di parecchi volumi, con migliaia di fran*

cobolli quanti sono in quella collezione che

ci è stato dato di ammirare. Nè qui si potrebbe

nè vorrebbe arrestare lo specialista: se si con­

sidera che i francobolli del Regno Sardo hanno

sostituito nel periodo immediatamente sue*

cessivo la terza guerra d'indipendenza i fran­

cobolli in uso negli altri Ducati italiani, si

prospetta la possibilità, e tale possibilità si

realizza, di trovare i francobolli della quarta

emissione di Sardegna usati in Lombardia, a

Modena, a Parma, in Toscana, nelle Marche,

nella Romagna, nel Napoletano e in Sicilia.

Lo studioso sa che qualsiasi comune franco­

bollo di Sardegna usato nell'oltre Po Manto­

vano nel 1859 col timbro di Revere o di Ser-

mide, di Suzara, Gonzaga, di S. Benedetto o

di Moglia di Gonzaga costituisce il pregio di

una collezione. Sorvoliamo sui francobolli ta­

gliati per metà ed usati per metà del loro va­

lore in momenti di deficienza di francobolli,

ed accenniamo solo di sfuggita alle affranca­

ture miste di francobolli del Regno Sardo uni­

tamente a francobolli di Toscana, oppure di

Modena, di Parma o delle Romagne. Tali

combinazioni sono state possibili appunto

perchè i francobolli sardi hanno sostituito

— come si è detto — i francobolli degli ex stati

italiani, ed in quel primo momento tanto i

francobolli di quegli stati quanto quelli sardi

venivano usati contemporaneamente per com­

pletare l'affrancatura delle lettere. I collezio­

nisti che possiedono di tali esemplari possono

considerarsi veramente fortunati.

I francobolli del Regno Sardo, costituivano

una vera attrattiva in questa XV giornata

filatelica; ma non erano la sola; in una scorsa

data ai tavoli di molti commercianti conve­

nuti a Torino abbiamo trovato altro interes­

sante materiale. Scarsi erano i francobolli an­

tichi. scarsità che sempre più si accentua di

giorno in giorno, ma in compenso molto at­

traenti. specialmente dal lato artistico, erano

i francobolli moderni, accessibili alle bone di

tutti e quindi assai più facilmente commer-

«iabiii.

Ne abbiamo visti di bellissimi: quelli cele­

brativi della Marcia su Roma, le «erie com­

memorative italiane, coloniali, e delle Isole

d e ll'E g eo .

Quelli di «Alessandro Manzoni »del

1933, come pure quelli della «Propaganda

Fide », del «<Cinquantenario garibaldino », del-

l’«Anno Santo • (1925), di « Emanuele Fili­

berto » del 1928; dell’«Abbazia di Montecas-

sino »del 1929, delle «Nozze del Principe Um­

berto •» del 1930, di «Dante Alighieri » del

1932; dell’«Annessione di Fiume » del 1934;

dei «Campionati di Calcio », del centenario

delle medaglie al valore militare; del «Cente­

nario Beltiniano » del 1935; del «bimillenario

Oraziano »dell'anno successivo; della «Mostra

coloniale estiva » del 1937; del «bimillenario

di Augusto >•; della «commemorazione del­

l'impero » nel 1938; la serie commemorativa

del Duce e Hitler, del 1941 per l'Italia, la

Libia e l'Africa. È interessante constatare che

tutti questi francobolli venduti all'emissione

al valore nominale, ora a distanza di pochi

anni, dall'ufficio filatelico del Ministero delle

comunicazioni, sono venduti col 30-40 ed anche

il 50 per cento e più del loro valore nominale.

Anche questo continuo anniento di valore

di tuta i francobolli in peurte «^etitsiòcc

una attrattiva a coi non sono insensibili i

filatelici.

u. P.