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CASTELVECCHIO DI TESTO

N O T E S T O R I C H E

( C O N T I N U A Z I O N E E F I N E )

La collina torinese, dopo il periodo glaciale,

fu sede dell'uomo neolitico come è provato

dal ritrovamento di manufatti preistorici in

parecchie località di essa. Anzi in una breve

Guida di Moncalieri

(Fiore Lemniaco, 1911)

leggo che ili un recente scavo fatto nel cor­

tile di Castelvecchio, vennero in luce, in uno

>trato di cenere e di carboni, molti frammenti

di vasellame appartenenti all’età della pietra.

Non so quindi se sia il caso di considerare le

probabilità in Castelvecchio di un

oppidum

ligure che pure sarebbe giustificato dalla forte

posizione militare del maniero; più ovvio il

pensare ad un propugnacolo romano perchè

nelle mura della torre antica si vedono pezzi

di laterizio e mattoni interi di origine romana

e parecchi anni or sono ho visto, accatastati

all’esterno, molti grossi poliedri di pietra ri­

cordanti il rivestimento lapideo delle strade

romane, cioè massi piramidali a base poligo­

nale. Del resto è noto che Testona nell’epoca

romana era un

pagus

assai abitato come è

provato dal materiale laterizio romano di cui

>ono formati il campanile e buona parte della

parrocchia, dagli abbondanti residui di lapidi,

tombe, monete, suppellettili che vennero in

luce nel suo territorio; per Testona passava

un'importante strada romana che da Asti

tendeva a Torino; quindi niente improba­

bile che tale località fosse difesa da un ca­

stelletto.

Forse pel primo, Carlo Tenivelli (1) espresse

l'opinione che il castello fosse eretto dai duchi

longobardi di Torino per far argine agli Asti­

giani, ma nulla si sa di certo quantunque la

necropoli barbarica scoperta dai Calandra nel­

l'agro di Testona, abbia messo in luce copioso

materiale di origine longobarda; nulla è pure

noto dell’epoca franca.

Ma il primo documento che con certezza

ricorda il nostro castello è il testamento del

famoso vescovo di Torino Landolfo (1037).

Questi che sedette sulla cattedra torinese dal

1011 al 1038 o 1039, fu gran costruttore e ri-

stauratore di chiese, monasteri, torri e castelli.

In quel documento si deplora la nequizia e le

ruine cagionate nella diocesi torinese non solo

dai pagani (Saraceni, Ungheri) ma anche dai

perfidi cristiani (ribaldi locali); si ricorda il

restauro dei castello e dei duomo di Chieri,

dei castelli di Moriondo e Cinzano e soggiunge:

Castrum denique

Testone

muri* cinxit. Tur-

rim

i

ver». Ecdesiamque altius extulit

,

ubi quoque

in plano Aecclesiam in honorem sancte dei

genitricis semperque virginis Mariae cum clau-

stro omnibusque officiis canonicis debitis ex

-

truxit

» (

2

).

Esso ci insegna che Landolfo cinse di mura

il castello di Testona ed aumentò l’altezza

della torre e della chiesa. Dunque Castelvec-

chio esisteva già prima di Landolfo; stimo che

la torre rialzata sia quella ancora oggi esistente

nell’angolo sud-est, la quale fu poi modificata

in seguito (fig.

1

). In quanto all’Ecclesia rial­

zata, doveva trovarsi presso Castelvecchio,

ma non saprei precisarne l’ubicazione a meno

che sorgesse sul poggio dove nel Settecento

l’architetto Vittone eresse la villa pel Cardi­

nale delle Lanz

mcleo abitato di Testona

dopo la caduta dell’impero romano deve so­

pratutto essersi concentrato sulla collina, in­

torno alla rocca come in luogo più sicuro e

facile da difendersi; in quanto alla chiesa

dedicata alla Vergine che Landolfo eresse

quoque in plano

, è l’attuale parrocchia di

Testona.

Riesce difficile e malsicuro far risalire alla

fine d^'l secolo X la dominazione effettiva dei

vescovi di Torino su Testona, tuttavia fino

da allora, in Chieri e Testona il vescovo do­

veva possedere larghi beni; di taluni forse già

parzialmente o integralmente, la giurisdizione.

Certo è che dall’epoca di Landolfo e per tutto

il secolo XI la potenza dei vescovi torinesi su

Testona e Castelvecchio andò sempre cre­

scendo; essi lo governavano direttamente o

mediante vassalli; in Castelvecchio risiede­

vano sovente e tra le sue mura fedeli cerca­

vano riparo durante le continue lotte contro

i conti di Savoia, i comuni di Torino, Chieri,

Testona ed i loro aderenti, come è provato

da numerosi documenti.

Per esempio il vescovo Bosone tra il 1122

ed il 1125 dovette rifugiarsi in Castelvecchio

donde, per rendere possibile la vita della po­

polazione travagliata da lotte continue, pro­

mulgò una Tregua di Dio per alcuni giorni

della settimana (3).

Carlo vescovo (av. 1147-1169) ottenne da

Federico Barbarossa, che nel 1155 aveva mi­

nato Chieri ed Asti, il famoso diploma da

Occimiano (26 gennaio 1159) che conferma

chicli di Torino q” »«i ?*»??«* il comitato

torinese ed auriatese, tra cui Chieri e Testona:

«

curtem de Testona cum castella et turre et

capella et mercati* et districto integro »

(4). Qui