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a creare una gamma innumerevole di tipi del

genere più leggero (tipo aereo).

L'industria del ricamo a macchina si iniziò

in Italia nel 1873 e le prime macchine si

impiantarono a Gallarate. Dapprima sorsero

difficoltà notevoli nella fornitura del prodotto

e cioè nel candeggio e nell'apprettatura, finche

non si riuscì a superarle con l'impianto di

Valle Ticino, nei dintorni di Gallarate. Gli

altri ricamifici italiani sorsero fra il 1882 e

il 1897. Successivamente quasi ogni anno,

si formarono nuove ditte, più intensamente

tra il 1912 e il 1914 e nel periodo immedia­

tamente successivo alla grande guerra. Il

macchinario in un primo tempo era com­

posto di macchine a mano le quali sono andate

gradualmente scomparendo, sostituite, prima

dalle macchine a navetta Schifili, poi da

quelle che producevano pezzi ricamati di

circa 6 metri, poi dalle macchine di 10 vards

e nel 1910 dalla macchina automatica Jac­

quard in cui il meccanismo sostituisce l'uomo

nel comando a mano del pantografo. Infine

si giunse alla macchina automatica con circa

14 metri di lunghezza e che fino ad oggi rap­

presenta il massimo progresso in questo campo.

Le due industrie affini, dei piasi e dei ricami,

dopo un periodo floridissimo in cui eccelsero

non solo quantitativamente, ma anche quali­

tativamente, subirono, dopo il 1922, un pe­

riodo di grave crisi, dipendente in gran parte

dai mutati gusti e dalla dinamica della moda.

Ma prima della guerra attuale l'attività pro­

duttiva aveva registrato un notevole incre­

mento. Mancando rilevazioni statistiche sulle

quantità prodotte, assumiamo come indice

della attività produttiva l'andamento della

occupazione operaia; dato il genere dell'in­

dustria tale indice è significativo, perchè effet­

tivamente l'impiego della mano d'opera può

approssimativamente considerarsi proporzio­

nale alla quantità di produzione effettuata.

Nel periodo di massima depressione (primi

mesi del 1936) per il settore Schifili, 1934 per

gli altri settori, l'industria dei pizzi e ricami

a macchina occupava — secondo le rileva­

zioni delle competenti organizzazioni sinda­

cali — 2761 operai. Nel 1937 l'occupazione

operata raggiunse la cifra di 4243. Tradotto

in numeri indici l'incremento dell'occupa­

zione operaia è da 100 a 157.

I

singoli settori dell'industria presentano

un andamento economico che non è nè uni­

forme nè sincrono, in quanto che ogni ramo

non ha registrato ad esempio uno stesso

periodo di depressione; inoltre il fattore dina