

esemplificare, mettere nella giusta luce le migliori
realizzazioni, valorizzare i migliori progettisti,
cambiare le teste agli altri, neutralizzare quelli
assolutamente scadenti.
L ’ industria edilizia è nelle mani del medio
proprietario, del medio impresario; molto spesso
queste due figure si fondono e allora la faccenda
si fa grave. Non v’è situazione peggiore (salvo
rare, e perciò lodevolissime eccezioni) di quella
che si determina allorché l’esperto costruttore,
in lungo di essere un necessario collaboratore
in subordine al progettista, acquista dei poteri
su questo in virtù della sua qualità di committente.
Tanto i proprietari quanto i costruttori, e soprat
tutto questi, considerano il progetto come una
formalità burocratica purtroppo indispensabile per
ottenere certi permessi di cui non si può fare a
meno; ma all’atto pratico, quando si incomincia
a fare sul serio, il progetto è più un impaccio che
altro. Essi sanno cosa si deve fare, hanno l’espe
rienza del come « rende * la casa, hanno anche
le loro particolari opinioni in fatto di estetica,
basate non certo sul palazzo Rucellai o sulla loggia
del Sansovino. nè tampoco sui lirismi di Mies
Van der Rohe o sul costruttivismo matematico
alquanto velato di surrealismo di Le Corbusier.
Se mai. negli spiriti più spregiudicati, qualche
velleità « futuristica »; ma più spesso tutto si basa
sulla casa che il macellaio X si è fatta costruire
dall’onesto geometra Y, e nella quale lo stuccatore
ha egregiamente risolto un balcone che fa
ricco.
Succede che costoro vanno alla ricerca del pro
gettista che più si rimette allo loro esperienza,
che ha meno storie per la testa.
I risultati sono quelli che sono.
Dell’aspetto architettonico che in questo modo
si conferisce alla città diremo in una prossima
occasione. Per ora osserviamo che molto si potrebbe
ottenere mediante adatta regolamentazione edi
lizia e con un più perfezionato piano regolatore,
in modo da meglio disciplinare certi aspetti del
l’attività edilizia e da renderne più liberi certi altri.
II piano regolatore merita un discorso a sè, che
ci ripromettiamo di fare, o di far fare da qualche
collega più adatto. Il regolamento edilizio attual
mente in vigore a Torino è nettamente superato
dai tempi, sia dal punto di vista tecnico, sia nei
concetti morali e legislativi. I successivi rappezzi
hanno eliminato le più gravi discordanze che si sono
successivamente determinate rispetto ai progressi
della tecnica ed alle esigenze della vita, ma non
l'hanno certo portato integralmente alla pari dei
tempi. Non si tratta di rattoppi: è assolutamente
necessario un rinnovo
radicale
che muova da
altri presupposti, e
d ie tcag t
soprattutto conto
della funzione e dei doveri della proprietà e dei
limiti di questa nei confronti delle esigenze della
vita collettiva.
La città è una entità « storica », la cui vita supera
nettamente quella dei singoli che ad un certo
momento la compongono. Questo concetto deve
avere un’ importanza determinante nello stabi
lire il « grado » di libertà che l’ iniziativa privata
può assumere nell’opera che tende alla configura
zione architettonica della città. Inoltre deve essere
affermato il carattere di
servizio sociale
dell’edi
lizia: il diritto all’abitazione, all’abitazione il più
possibile serena ed accogliente, è il primo diritto
della famiglia che nella casa, nella « domus »,
trova il suo più sicuro consolidamento. La casa
quindi deve essere lecita solo quando concorre
alla sanità fìsica e morale della razza.
L ’attuale tempo di sosta (sosta per noi archi
tetti) è il più propizio per affrontare questi pro
blemi. La ripresa edilizia che. anche a Torino,
seguirà all’avvento della nuova Europa dovrà
trovare tempestivamente la sua base nel nuovo
regolamento edilizio e nell’aggiornamento del piano
regolatore.
Per il regolamento edilizio gli studi sono già
molto avanzati ad opera di un’apposita Commis
sione formata d’iniziativa podestarile ed alla quale
i Sindacati Architetti ed Ingegneri hanno dato
valido contributo: ma essi sono attualmente sospesi
in attesa di un regolamento nazionale pure attual
mente allo studio. Riteniamo che questo non sarà
certamente in contrasto con quanto gli urbanisti
torinesi hanno già concretato per il regolamento
cittadino, e che perciò gli studi per questo pos
sono proseguire, salvo poi ad apportare alle con
clusioni quei ritocchi che l’atteso regolamento
nazionale potrà eventualmente rendere necessari.
Importante è non perdere tempo.
Qualcuno potrà obiettare che le condizioni
quali si determineranno nel nuovo ordine europeo
saranno così diverse da quelle che esistevano nel
l’anteguerra da rendere fallaci tutte le previsioni
e da infirmare tutti i presupposti. Ma è evidente
che i fattori negativi, quelli che attualmente for
mano il peso morto della nostra attività, conti
nueranno ad essere tali, e perciò il lavoro neces
sario per sgombrare il campo dalla loro presenza
non sarà.mai lavoro sprecato; per i fattori posi
tivi si potrà determinare, al più, una realtà più
rosea delle previsioni, per cui gli studi che si
faranno per consentire lo sviluppo di tali elementi
saranno, in ogni caso, una base indispensabile
e una tappa necessaria.
E quindi all’opera.
EMItIO PIWHM