Table of Contents Table of Contents
Previous Page  713 / 1325 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 713 / 1325 Next Page
Page Background

CONSEGNE ED AMMASSI NELLA POLITICA

GRANARIA DELLO STATO SABAUDO

1.

La politica dei prezzi, la quale in ultima

analisi mirava a mantenere invariato il salario

reale dei lavoratori più modesti, si attuava

anche mediante un'acconcia azione diretta

a conoscere l'ammontare qualitativo e quan­

titativo delle operazioni e a ordinar la con­

segna dei grani agli ammassi onde avere il

controllo della produzione e delle vendite.

•«Negli anni d'abbondanza — si legge in­

fatti nelle

Istruzioni

per

le consegne delle gra­

naglie d'ogni sorta

— l'oggetto delle con­

segne è di porre il Governo in caso di giudi­

care sino a qual segno può permettere la

esportazione delle derrate che eccedono i

bisogni della consumazione interna, al doppio

line d'introdurre nel Paese una quantità di

numerario estero e di non lasciar cadere il

prezzo dei generi sì fattamente che il pro­

prietario non ritragga più il reddito ordinario

dei suoi beni ed il coltivatore un adeguato

frutto dei suoi sudori. Negli anni di scarsità

di raccolta e di consumo straordinario per

passaggio o soggiorno di truppe straniere

serve la consegna fedele delle derrate a far

conoscere al Governo la quantità di essa che

egli deve procacciare dall'estero, onde resti

provveduto dall'un canto ai bisogni della

popolazione e si mantenga dall'altro un tale

equilibrio dei prezzi che la classe la meno

agiata degli abitanti non rimanga priva dei

mezzi di far fronte col prodotto dei suoi

lavori al proprio sostentamento ».

La legge su la quale si basavano le prescri­

zioni delle consegne in Piemonte era ancor

quella del 1° luglio 1773, rimessa in vigore

con il citato editto del 17 settembre 1816.

Non sempre però le pene, anche gravis­

sime, che nei vari editti si minacciavano a

•chi non facesse la consegna nei termini

stabiliti ovvero la facesse infedele » riuscivano

nel loro intento, poiché ad esempio mentre

il R. E. del 3 gennaio 1816 obbligava le più

rigorose consegne, nel susseguente del 27

marzo si confessava che - ragguardevoli quan­

tità di generi presso molti proprietari ed

aflìttavoli - esistevano ancora, sicché si rin­

novava l'obbligo delle notifiche.

In verità le consegne, dati i messi tecnici

troppo modesti dei quali i governi allora dispo­

nevano, non potevano dare i risultati attesi.

Nf devesi dimenticare come per le carestie

frequenti i propnffan fossero assai eneo*

spetti e rattenuti. Che tale stato d'animo

fosse noto agli uomini di governo si rileva

da una circolare del 24 gennaio 1818, quando

non erano ancora scomparsi i ricordi della

precedente carestia, onde non sorprende se i

« particolari » andavano cauti nel consegnare

i grani, e cercavano spesso di eludere i rego­

lamenti annonari.

Si legge infatti in quella circolare, diretta

ai vari giusdicenti locali, come pur non volendo

derogare alle leggi per timore che ciò potesse

« produrre un effetto contrario allo spirito

di qualche contravventore malizioso e malin­

tenzionato

ridivenisse nella paterna deter­

minazione di incaricare i giudici di astenersi

dal ricevere le denuncie che in gran numero

venivano esposte, « facendo loro » cioè ai

cittadini che non erano sottostati alle pre­

scritte consegne, « indirettamente sentire di

presentarsi a codesto uffizio per eseguire le

loro consegne: in quale circostanza facendo

a' medesimi presente i pericoli a' quali si

sono, per l'inosservanza delle leggi, esposti,

li animerà ad uniformarsi per rendersi meri­

tevoli di un benigno condono ».

2.

La politica delle « consegne » non signi­

fica ancora « ammasso » vero e proprio. L'uso

delle consegne granarie era praticato da vari

paesi ed era la conseguenza della neces­

sità da parte dei governi di avere sotto con­

trollo l'alimento fondamentale dei popoli, il

grano, il cui presso, per alcuni autori che

seguirono le orme dello Smith e del Cibrario

doveva rappresentare il metro misuratore

del valore dei beni e della potenza d'acquisto

della moneta.

L'ammasso poteva venire praticato in un

secondo tempo a seconda dei risultati delle

consegne, in altre parole a seconda dei giu­

dizi che gli uomini di governo si facevano su

la consistenza delle disponibilità.

Tale politica fu aspramente combattuta e

dagli economisti della scuola liberale, come

il Fabbroni, e da quelli della scuola eclettica,

come il Gioia, i quali la consideravano lesiva

e agli interessi dei produttori e agli interessi

dei consumatori.

Tuttavia anche i governi tendenzialmente li­

beristi giudicavano necessario tale intervento.

Non eran peri nuovi, al Piemonte, rimili

esperimenti.