

pane cacciano ben presto gli invasori, al
vecchio grido della Savoia: W. il Re.
Tutto questo rivive dalle sue carte: cito
qui tra i tanti un biglietto di un « volon
tario » a firma illeggibile che rispecchia la
situazione: «
Ill.moSignor Conte. Eccomi a
casa reduce dalle barricate che ci servirono
per liberare la Città da questi mascalzoni,
che altrimenti non si possono chiamare. Io
tengo ancora il mio fucile sulle spalle pronto
ad ogni evento. Resista a tutto prezzo ed a
rivederci nella giornata .
Il 4 aprile ogni pericolo era scongiurato.
Sono di questo periodo numerosi proclami
del Pernati agli abitanti di Annecv. proclami
che. per le nobili espressioni contenute, ripor
tarono l'approvazione del Ministero.
Come premio della sua condotta, alla fine
del maggio egli venne destinato all’ intendenza
Generale della Capitale stessa della Savoia.
Chambery, ove era richiesta un’opera ocu
lata ed energica poiché ancora vi si notavano
strascichi dei moti di marzo.
Assolto degnamente il suo compito, ai primi
del 1849 venne chiamato, quale Intendente
Generale, a Torino. Tristi nubi si addensa
vano all’orizzonte. Dopo i brillanti inizi della
campagna del ’49. ecco la •fatai Novara .
Torino vive ore d’angoscia nella tema del
l’invasione da parte dell’esercito austriaco e
il Pernati viene incaricato di trasportare il
tesoro dello Stato ad Aosta.
Salito al trono Vittorio Emanuele II. la
calma viene ristabilita: il Piemonte raccoglie
le sue forze per le prossime battaglie. Quale
Intendente Generale di Torino il Pernati
insedia il Consiglio Comunale della Città,
succeduto al Corpo Decurìonale dopo la ri
forma della nuova Legge Comunale e Provin
ciale. presentandogli il primo Sindaco, il
barone De Margherita. Nello stesso periodo
viene eletto Deputato del II Collegio di Domo
dossola nella 5* Legislatura. Egli prenderà poi
ancora parte ai lavori del Parlamento nel 1854,
quale deputato di Novara.
Ma nel frattempo nuovi compiti lo atten
devano. Al principio del 1852 Massimo d’Aze
glio. per la stima e la fiducia che aveva nel
Pernati. lo invitava a far parte del proprio
Ministero quale Ministro dell’ interno. Solo
dopo molta insistenza e solo per obbedire
ad un esplicito invito rivoltogli dal Re, il
Pernati accettava: egli infatti sentiva di non
essere un uomo politico nel senso che avendo
conosciuto una sola regola nella sua vita, il
dovere, non gli sembrava di poter fare fronte
con la necessaria astuzia alle tempestose lotte
dei sistemi parlamentari.
Il Ministero era presieduto dal d’ Azeglio
ed era eosi composto:
d'Azeglio, Presidente del Consiglio e Ministro
degli Esteri
Cavour. Ministro delle Finanze
La Marmora. Ministro della Guerra e della
Marina
Pernati. Ministro dell’ interno
Paleocapa. Ministro dei Lavori Pubblici
Farini. Ministro dell*Istruzione Pubblica
Galvagno. Ministro di Grazia e Giustizia.
Costituitosi il 26 febbraio, si notarono ben
presto i primi dissidi tra gli stessi membri,
tanto che nel maggio il Presidente si vide
costretto ad incaricare il Pernati e La Marmora
di recarsi a Racconigi dal Re a presentare le
dimissioni di tutto il Consiglio per le diver
genze sorte circa la nomina di Rattazzi a
Presidente della Camera: infatti mentre tale
nomina era caldeggiata da Cavour, ad essa
non voleva aderire Massimo d’Azeglio perché
contraria, secondo quanto scrisse il Pernati
nelle sue memorie, agli espliciti accordi presi
con l’ Austria che non voleva nel Ministero
degli Stati Sardi un membro che avesse preso
parte al Consiglio promotore della guerra
del ’49.
Ma Vittorio Emanuele, che apprezzava le
qualità dei suoi Ministri in carica, decise che
avrebbero dovuto uscire dal Consiglio Cavour
e Farini e rimanere gli altri. Così il primo venne
sostituito da Cibrario ed il secondo da Bon-
compagni e d'Azeglio continuò a presiedere
il Consiglio.
Nel novembre dello stesso anno il Mini
stero d’ Azeglio cadeva definitivamente per
la dibattutissima questione del matrimonio
civile. Malgrado questo breve periodo quanto
mai agitato, il Pernati ebbe campo di dimo
strare la propria energia ed attività. Tra
i molti provvedimenti da lui adottati sono da
citare le leggi per i sussidi ai numerosi emi
grati che giungevano da ogni parte d’ Italia,
la riforma della Pubblica Sicurezza e del si
stema carcerario e il decreto di stato di as
sedio in Sardegna per combattere il brigan
taggio: tra quelli che si riferiscono partico
larmente a Torino vanno ricordati il decreto
di assegnazione dell’ ex-convento di Santa
Croce quale Caserma dei Carabinieri e del
l’ ultimo piano del palazzo dell’Accademia
delle Scienze quale sede della R. Pinacoteca.
Si conservano di questo periodo numerose
lettere autografe indirizzate al Pernati. tut
tora inedite, di Vittorio Emanuele II, di
Cavour, del d’Azeglio e di tutti i principali
personaggi dell’epoca. Ritengo possa riuscire
interessante pubblicarne qualcuna esponendo
|di episodi ai quali si riferiscono.
Era morto in qneU’anno il Ministro Pinelli
che aveva goduto in vita dell’amicizia perso
nale di Carlo Alberto e di Vittorio E u n e lr ;