

chi a lui si rivolgeva, fu largo di aiuti finan
ziari in modo particolare alTOpera Pia per
i rachitici (ora Istituto Regina Maria Ade
laide) e prestò la sua provata competenza
amministrativa a Don Luigi Anglesio. il suc
cessore di S. Cottolengo nella direzione della
Piccola Casa della Divina Provvidenza.
Nel 1884 fece parte del Consiglio provin
ciale mentre sin dal 1882 era stato eletto
Consigliere Comunale di Torino; nominato
assessore nello stesso anno esercitò le fun
zioni di Sindaco nella Sessione Straordinaria
del Consiglio Comunale 1882-1883. In que
sto periodo, tra l'altro, furono trattati impor
tanti argomenti quali il civico finanziamento
della Società per la filovia di Superga, il
progetto per portare in Torino l'acqua pota
bile dai laghi di Avigliana e il concorso per la
costruzione della ferrovia economica di Chieri
e del Monferrato.
Per meglio illustrare il carattere del Per
nati. è opportuno citare il seguente episodio.
Durante lo svolgimento della sua carica di
ff. di Sindaco venne attaccato dalle pagine
della
Gazzetta del Popolo
dai suoi avversari
politici: così egli rispose:
22 dicembre 1882.
<•Alla
Gazzetta del Popolo.
Leggo nel suo Giornale d'oggi che Ella
ripete la spiritosa invenzione di una risposta
da me fatta ad una •Commissione di dimo
stranti in un giorno di festa alquanto agi*
tato colle parole *’ non voglio buscarmi un
raffreddore” . Eccole i fatti. Non potei rice
vere quella Commissione perchè occupatis
simo con la Direzione Artistica, colla Giunta
e col Consiglio Comunale, dalle 9 e mezzo
sino alle
6
e mezzo di sera coll’ interruzione
soltanto di circa un'ora.
La risposta che feci dare alla Commissione
fu che non mi era possibile di tornare la sera
al Palazzo Civico per aspettarvi la dimo
strazione.
Fatta questa rettificazione, compio il dovere
di esternarle la mia riconoscenza perchè mi
dichiara “ un vecchio dabbene, ma ormai
inabile alla vita pubblica,,. La sola ambizione
di tutta la mia vita di tre quarti di secolo,
fu ed è questa, di meritarmi il titolo di uomo
dabbene.
Quanto alla mia
inabilità alla vita
pubblica,
della quale non vollero persuader
sene nè gli elettori nè il Consiglio Comunale.
10 desidero ardentemente che la sua opinione
sia divisa anche dal Governo, onde si affretti
a nominare il Sindaco della nostra Città.
E spero che coll'appoggio che ora Ella mi
favorisce, saranno esaudite colle mie le sue
istanze ed Ella non avrà più la noia di occu
parsi della povera persona che ora ne fa le
funzioni.
L’ Assessore ff. di Sindaco
Pernati
.
Tale sua risposa suscitò il plauso generale
poiché, come gli scriveva il conte di Sanibuv
(che sarà poi il suo successore), « non è facile
1 mettere — come dicono i francesi —
les
rieurs de notre coté:
ma Ella seppe fare in
modo degnissimo ed ho udito gente di ogni
partito ammirare sostanza e forma del di
Lei scritto ».
Per la sua operosa e feconda attività, nel
1866 era stato insignito del Gran Cordone
dei Ss. Maurizio e Lazzaro: nel 1889 S. M.
il Re Umberto volle conferirgli personalmente
quello della Corona d'Italia; il conte Pernati
usava ricordare come in quella circostanza,
essendo intrattenuto dal Re in cordiale col
loquio nel vano di una finestra, gli avesse
potuto far presente che molti anni prima,
presso quella stessa finestra, aveva avuto una
lunga conversazione con Carlo Alberto alla
vigilia della guerra con l'Austria.
Il conte Pernati chiudeva la sua laboriosa
esistenza il -27 luglio 1894 nel suo palazzo di
via Lagrange 29. La migliore sintesi della
sua vita non può che essere data dalle parole
che egli stesso andava ripetendo nei suoi
ultimi anni: essere cioè per lui il più alto
motivo di orgoglio l'aver potuto dedicare
latte le sue migliori energie al servizio di
quattro Re di Casa Savoia.
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