

Caricatura di A. Pomati ««tal* lf. di <U d»c « . Il faamaia IMI
giorno (quando sarò morto io) non vorrà più
fare il Ministro, padrone: ma ora non ha-dadar
apparenza di lasciarsi metter fuori da simili
imbroglioni. Chi muove tutta questa cabala
l'ho in punta della penna, ma non lo voglio
lasciar colare sulla carta, perchè alla fine
poi non sono certo di indovinare.
Del resto sono accusato, com'ella sa, dai
miei
nemici
di far la corte alle belle donne:
ma agli uomini mai nessuno mi ha accusato
di farla. Mi deve dunque credere sincero
quando le dico che proverei un vero ram
marico se Ella volesse proprio uscire dal
Ministero, e ciò non per aver il piacere di
seder con lei intorno al tavolone del Consiglio,
ma perchè mi pare di vedere che ha la qualità
voluta pel mestiere che siamo condannati
a fare. Non è uomo politico! Prima di tutto
chi Tha detto che non lo è? Pare che sia la
licenza arcana di Elleusi questa politica! La
politica è il buon senso: tant’è vero che per
non aver avuto senso comune (non dico di
più) chi le fa la guerra per aver il suo posto,
è andato a traverso.
Caro
Pernati, nessuno capisce più di me
la voglia d'andarsi con Dio e sella mi dicesse
•eccovi l'uomo adattato, ed io me ne vo ,
me ne dispiacerebbe, ma pare direi: proviamo.
Ma al modo in cui stiamo, per carità non
facciamo evoluzione, e poiché il
destinon povele
ci ha messi a questa carretta, tiriamola, che
se no vado vedendo che un giorno o l'altro
bisognerà metter la chiave sotto Tuscio per
non trovare chi faccia il Ministro e sarebbe
un bello onore per il Piemonte...
... E tornando airarticolo del
Monitore,
è
una tal miseria che non è da farne caso, per*
chè che conclude alla fine? Nulla. Seppure
non volesse far inserire in qualche giornale
una risposta ironica che facesse vedere che
si capisce di dove viene tutta questa guerra.
Io credo che sarebbe anzi bene di farlo se
non altro per non passar per minchioni... ».
Questa lettera è molto importante anche
perchè rivela quale fosse il giudizio di d’Azeglio
suU'opposizione capitanata da Balbo e da
Cavour, uscito da poco dal Ministero.
Sopratutto verso quest'ultimo, viva doveva
essere la diffidenza dei Ministri in carica, se
nel settembre Cavour da Parigi si sentiva
in obbligo di rassicurare il Pernati sulla sua
condotta, con la seguente lettera:
«
Caro Ministro.
...
Siamo qui una colonia di Piemontesi fra
i quali la Camera è numerosamente rappre-
sentata. Non credete però che i miei coUeghi
ed io stiamo facendo congiure contro il Mini
stero; a Voi lo dice Tlndependance e forse la
diplomazia che m’è poco amica. Godiamo
tranquillamente il soggiorno di questa Babi
lonia. la quale, se ha perduto dal lato poli
tico, ha certamente guadagnato molto dal
lato materiale.
Salutate Vi prego da parte mia i Vostri
colleghi ed abbiatemi per
vostro
dev.moservitore ed amico
C. Cavour
.
Riporterò inoltre la lettera con la quale il
d'Azeglio comunicava la fine del proprio Mi
nistero.
*
Caro Pernati
,
S. M.
ha firmato il decreto col quale accet
tando le nostre dimissioni, nomina Cavour
presidente del Consiglio incaricandolo di for
mare il nyovo Gabinetto. Nel parteciparle
questa notizia, e nel prendere da lei congedo
come collega, la ringrazio della benevolenza
e gentilezza somma ch’Ella ha sempre usata
con me in tutte le nostre relazioni ufficiali.
Ora che queste sono terminate, spero però
rontiaueranno tra noi le relazioni amichevoli.
Di taato la prego, e me lo dico di caore
aff.mo£ Azeglis
».