

Non tutte costituiscono un esempio di felice rea
lizzazione urbanistica ed estetica. Talune tuttavia
sono del massimo interesse e non sarà inutile met
terne in evidenza i pregi, a molti ancora poco noti.
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La piazza Castello, la più nobile ed importante
fra le piazze di Torino, lega i suoi ricordi, fin dai
lontani tempi medioevali, attraverso il periodo
eroico della nostra storia, ad eventi memorabili,
a grandi assemblee di popolo, a caratteristici festeg
giamenti.
Secondo gli storici, nel secolo XV uno spazio
assai modesto, fiancheggiato da irregolari costru
zioni. esisteva davanti al Castello fatto costruire
da Guglielmo VII di Monferrato.
Questa piazza, già ampliata una prima volta
dal principe d’Acaia, nel XVI secolo appariva
ancora separata da un altro spazio minore esi
stente verso notte, nel luogo ove attualmente si
trova la piazzetta Reale. Le costruzioni, in parte
destinate ad arsenale, che dividevano le due piazze,
vennero abbattute nel
1659
, ma la piazza princi
pale, così ingrandita, rimase tuttavia chiusa a
levante dalla vecchia cinta romana e dalle sue
soprastrutture, che per molti anni collegarono
l’edificio del Castello agli altri esistenti a notte
ed a giorno.
Intanto al principio del Seicento la piazza assu
meva il suo aspetto definitivo negli edifici fronteg-
gianti il Castello: il progetto edilizio redatto dal
Vittozzi nel
1584
per ordine di Carlo Emanuele I,
costituì un primo tentativo di architettura unitaria,
destinato ad avere in seguito la più ampia diffu
sione.
Nella prima metà del Settecento, la piazza,
completata da un lato dal palazzo Reale e dal
l’altro dalla sistemazione architettonica del Castello,
appariva regolare ed armonica, nel suo pieno
splendore, con il felice innesto prospettico delle
cupole innalzate dal Guarini per la cappella della
SS. Sindone e per la chiesa di S. Lorenzo.
Più tardi, nella seconda metà del Settecento e
successivamente durante la dominazione francese
dell’epoca Napoleonica, l’ampliamento della città
verso levante e la costruzione di nuovi edifici nel
lato a giorno della piazza, determinarono l’isola
mento del Castello con l’abbattimento delle mura
romane e delle loro soprastrutture.
La piazza assumeva così la forma attuale, giusti
ficata da necessità urbanistiche, ma non certo
vantaggiosa per la sua valorizzazione estetica, per
l’eccessiva frammentarietà che ne è derivata,
senza che la varietà delle prospettive, perdute in
uno spazio troppo vasto, compensi tale sacrificio.
I grandi spazi nuociono ai monumenti e dal punto
di vista architettonico la piazza della prima metà
del Settecento, nella quale la mole del Castella-
monte e le superbe cupole Guariniane domina
vano uno spazio regolare fra le quinte continue
dei suoi palazzi, nelle quali si innestava la mirabile
facciata creata dal Juvara, doveva certo apparire
più suggestiva ed interessante. La stessa piazzetta
Reale, aperta nell’immenso spazio attuale, ha per
duto in parte la sua importanza architettonica
anche se la cancellata del Palagi le abbia conser
vato il suo carattere raccolto, efficacemente sepa
rato dal traffico più importante.
Nei tempi moderni, il lato della piazza fronteg
giarne la facciata del palazzo Madama non ha
subito modifiche sostanziali. Le attuali vie Gari
baldi e Palazzo di Città hanno conservato il vecchio
tracciato, ma il prolungamento della via Cappel
Verde, che sul finire del Cinquecento si apriva
ancora presso l’attuale chiesa di S. Lorenzo, è
stato chiuso, mentre l’apertura della via Pietro
Micca, con lo svuotamento dell’angolo, ha posto
nuovi problemi estetici che non hanno avuto, per
le caratteristiche stesse del tracciato di questa
arteria, una felice soluzione.