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ambiente e di conservare, anzi di migliorare, i

partiti prospettici che derivano dall’importante

gruppo di edifìci che lo fronteggiano. Il concorso

per la costruzione di un nuovo palazzo è cosa

recente; poiché nuove circostanze hanno riaperto

la questione questa sarà certamente oggetto de!

più attento studio.

Nel lato a giorno, la piazza perde il suo carattere

intimo, aprendosi sullo spazio occupato dalle note­

voli vestigia per le quali Torino ricorda la sua

gloria romana.

Non sempre i vasti spazi giovano ai monumenti,

tuttavia un complesso di favorevoli circostanze

consente di attribuire anche a questo lato della

piazza il più grande interesse. Giungendo dal

corso Regina Margherita, mentre a destra la vista

si apre brevemente sulle maestose Torri Palatine,

il complesso del Duomo e della SS. Sindone crea

una fantastica prospettiva. Il campanile, che il

Vescovo Giovanni di Compeys aveva fatto erigere

qualche anno prima che si iniziasse la costruzione

della Cattedrale, porta al complesso architettonico,

reso più grandioso dal dislivello, un nuovo elemento

di interesse nel quale appare, purtroppo incom­

pleta, l’opera del grande Juvara. La fantastica

cupola della SS. Sindone, che appare qui libera

in tutta la sua imponenza, e la serena architettura

quattrocentesca del Duomo, si fondono in una

mirabile varietà di dementi così diversi e pur legati

in una segreta armonia di forme e di colori (fìg.

6

).

Il teatro romano non partecipa a questa scenogra­

fica architettura, esso rappresenta tuttavia nei suoi

ruderi, in parte interrati, il piano ideale su cui

sorsero le gloriose fabbriche dei secoli che segui­

rono, costituendo il segno eterno di una civiltà

creatrice su cui si fondarono le successive grandi

epoche della nostra storia.

In questo superbo complesso di monumenti,

l’edifìcio delle scuole all’angolo a notte di via

XX Settembre è costruzione senza rilievo, che

trova forse nella sua modestia, incapace di turbare

l’ambiente, il suo pregio più grande.

s s *

Assai vicina e parzialmente collegata con lo

spazio interessato dalla Cattedrale è l’attuale

piazza Cesare Augusto. Una piazza ancora em­

brionale come organismo architettonico e tuttavia

legata a formidabili pagine della nostra storia,

che le imponenti vestigia delle Torri testimoniano.

Ancora nei primi decenni dell'Ottocento la

città finiva in quello spazio, come nel racchiuso

nucleo romano.

Da tempo le altre porte antiche avevano perduto

la loro funzione di limite della città ed erano scom­

parse. Torino romana si ampliava a levante, a

giorno, a ponente, ma nel lato a settentrione, verso

la Dora, che ne costituiva il limite ed il baluardo,

la città non cominciò ad ampliarsi se non al prin­

cipio deU’Ottocento. Ampliamento modesto, che,

fino al Regno di Carlo Alberto, si limitò timida­

mente alla piazza Fmanurle Filiberto, destinata a

collegare la contrada d’Italia (via Milano) al vec­

chio borgo semirurale esistente presso la Dora.

L ’antica « porta principali» sinistra » della città

romana, cosi importante fino al Seicento per le