

La piazza, che ancora nel secolo scorso, prima
che venisse innalzata per volere di Carlo Alberto
(
1838
) la statua equestre del grande Duca, raccolse
costruzioni provvisorie per ricevimenti e tornei
che tutta la occupavano, non richiede certo alcuna
diversa sistemazione rispetto a quella che ha potuto
conservare durante tre secoli.
La restituzione dei portici alla forma primitiva,
liberando le colonne rinforzate nel
1840
con pilastri
in muratura, è opera rischiosa ed onerosa c forse
l’estetica degli edifìci non ne gioverebbe del tutto.
La creazione di un attico traforato sopra il
cornicione terminale, già previsto dal Juvara e
di cui più volte si è discusso, non è forse opera
indispensabile. Tale attico d’altra parte non costi
tuirebbe un sufficiente mascheramento del tetto,
che del resto è pur sempre una struttura tradi
zionale che bene si lega alle nostre architetture
barocche.
Sarà piuttosto utile portare maggiore ordine al
disopra del cornicione, con la sistemazione dei
n>olti abbaini che converrebbe ricostruire secondo
un piano organico e non demolire. Anch’essi sono
una caratteristica del vecchio centro, e se ragioni
igieniche consigliano di abolirne l’attuale funzione,
potranno sempre costituire una conveniente illu
minazione ed aerazione dei vasti sottotetti, anche
se questi non dovessero più venire abitati.
* * *
La p iazz i C u l o Felice cominciò ad assumere
fisonomia architettonica nella prima metà del
secolo Korao, quanto trattandosi di costruire
due isolati all’estremità a giorno della « contrada
di Porta Nuova * (secondo tratto di via Roma),
diversi progetti urbanistici vennero posti allo
studio fra i quali quello dell’ing. Lombardi del
20
novembre
1822
, che prevedeva l’attuale dispo
sizione obliqua, destinata a raccordare la nuova
piazza con l’esistente « contrada di Porta Nuova *.
L ’architettura dei due isolati venne progettata
dall’arch. Frizzi, e questi costituirono per molti
anni l’estremo limite della città verso i sobborghi.
Soltanto nel
1855
infatti la piazza venne completata
secondo i progetti del Promis, mentre fervevano
gli studi e le discussioni per l’ubicazione della
stazione di arrivo della ferrovia di Novara. Questa
stazione venne definitivamente costruita all’incirca
nella stessa posizione nella quale, nel
1867
, fu
completato l’attuale grandioso edifìcio.
Poiché il problema della stazione é tornato oggi
di attualità e si prevede un arretramento dell’edi
fìcio del Mazzucchetti, sarà interessante ricordare
come già nel
1846
un « dilettante di architettura »,
Bartolomeo Marocco, aveva proposto e fatto
approvare un progetto nel quale la stazione ferro
viaria era prevista alquanto più indietro, all’altezza
dell’attuale corso Valentino. Questo progetto
sembra dettato da una notevole chiaroveggenza
in relazione ai futuri sviluppi della città e merita
di essere ricordato (
4
).
La piazza, incrocio delle due principali diret
trici di traffico che interessano la città, è oggi essen
zialmente una piazza di movimento ed è, in taluni
settori, la più frequentata di Torino. La circo
lazione, che appare ben regolata nel lato noeti,
diventa rompimi all’altezza del cono Vittorio
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