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più volte richiamato l'attenzione sul grave pro­

blema.

Oggi l’avvenuta demolizione degli ultimi edifici

della vecchia dogana e il progetto per la costru­

zione della nuova Casa Littoria nella contigua

zona a giorno della piazza (

9

) unitamente agli

studi per l’abbassamento del piano del ferro fra

il corso Vittorio Emanuele ed il corso Regina

Margherita e per la ricostruzione della stazione

ferroviaria, costituiscono le opportune premesse

per una totalitaria soluzione del problema.

La piazza San Martino potrà così adempiere

pienamente alla sua funzione di piazza di traffico

e

rappresentativa ad un tempo, collegata al nuovo

centro monumentale previsto all’estremo limite

dell’antica Cittadella, nel luogo sacro alle imprese

di tanti oscuri soldati, che il nome di Pietro Micca

riassume in un simbolo di eroica virtù militare.

* * *

Nel

1865

il Comune, nonostante il delicato

periodo determinatosi dallo spostamento della

capitale, potè affrontare la costruzione di una

nuova piazza, l’ultima costruita secondo un piano

accuratamente predisposto.

La piazza Statuto costituì un estremo tenta­

tivo di conciliare le esigenze di una edilizia tradi­

zionale con quelle crescenti dell’interesse privato.

Purtroppo le condizioni economiche della città

non consentirono che l’iniziativa restasse in Italia,

nè poteva il Comune sostituirsi ai privati nd-

l’affrontare il grandioso problema. Tuttavia lo

scopo venne raggiunto ed è notevole osservare

come un’architettura appena mediocre abbia con­

sentito di creare ugualmente un complesso edi­

lizio importante, per merito soltanto della sua

uniforme grandiosità.

Ricompare qui il concetto della grande conce­

zione edilizia di masse, nella quale il particolare

perde la sua importanza ed una mediocre architet­

tura può ugualmente determinare, in una felice

ed ordinata impostazione volumetrica, il favo­

revole assetto di un quartiere.

La piazza Statuto, a simiglianza delle più antiche,

si apriva verso i sobborghi in corrispondenza del

già definito tracciato delle due grandi arterie di

penetrazione da ponente (oggi corso Gabriele

D ’Annunzio e via S. Donato). Nuovi tempi e

nuove esigenze, principale quella della ferrovia

di Novara, hanno fatto naufragare in un marasma

di spazi informi e di disordinata edilizia utilitaria,

la zona a ponente della piazza (fìg.

12

).

La sistemazione di questa zona è problema assai

complesso ma non trascurabile, sopratutto ora che

essa ha perduto il carattere periferico che presen­

tava nel secolo scorso. Occorreranno naturalmente

iniziative coraggiose che consentano di creare

masse edilizie di chiusura e di vincolo nella pro­

spettiva, oggi perduta in uno spazio troppo vasto

e mal delineato. Nessuna soluzione architettonica

potrebbe infatti risolvere pienamente il problema

nel pieno rispetto degli attuali tracciati stnckli

che portano ad un estremo frazionamfnto delle

mane