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potenti opere che furono poi chiamate di

S. Barbara e di S. Ludovico raggiungeva la

Porta Nuova. Seguivano ancora ad oriente

i due bastioni di Santa Cristina e di San Laz­

zaro: quindi la fortificazione piegava prima

decisamente a nord, poi nelPultimo tratto

verso ovest, e andava a congiungersi presso

Fattuale palazzo dell’Accademia delle Scienze

alla vecchia cortina delle mura romane, affi­

dando la difesa del profondo rientrante così

formato al fortissimo bastione di Santa Mar­

gherita. Il percorso e le caratteristiche della

linea risultano del resto ben chiare in una

stampa del 1640, quando la città fu stretta

di assedio e le mura ebbero il loro primo

collaudo guerresco (fig.

2

).

Il definitivo via all'inizio dei lavori fu dato

in ogni modo neirinverno del 1632. Dai

« Registri delle Sessioni degli

ill.mi

et

ecc.mi

Signori Delegati di S. A. S. sovra le fabbriche

delle fortificazioni di Torino » conservati alle

Sezioni Riunite del nostro Archivio di Stato,

risulta (fol. 29) che proprio il 13 dicembre

di cotesto anno fu deliberata a certi Andrea

Muschio e Francesco Quadrupane «

Vimpresa

delle fortificazioni della città nuova pella ca­

vatura dei fossi e fabbrica delle muraglie

»

e che poco di poi nel gennaio 1633 Vittorio

Amedeo I nominò, o meglio confermò (ib, fol.

37) il Consiglio di sorveglianza e di direzione,

composto di parecchi membri, ma dove di

fatto avevano sopratutto voce il presidente

marchese Filippo Forno governatore della

piazza e della provincia di Torino, e il conte

Carlo Castellamonte primo architetto di Corte.

Orbene, l’incisione del Boetto rappresenta

e ricorda appunto cotesti lavori, intrapresi

da Vittorio Amedeo I per munire contro

ogni pericolo e minaccia esterni i dieci quar­

tieri della

.a Torino. Si leggano i primi