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disinteressato, affettuoso, ed illuminato ». A

riconoscimento di tale benefica attività il

Municipio nel 1875, di fronte alla minaccia

di un'epidemia colerica, si accordò con l’Ospe-

dale Cottolengo per l'istituzione di un’infer-

meria di

100

letti da destinarsi agli affetti

ila malattie pericolose e diffusive, deliberando

nel contempo il rimborso di una lira alla

Piccola Casa per ogni giornata di presenza

dei inalati abitanti in Torino e respinti dagli

altri ospedali. L'anno 1884 fu particolar­

mente funesto per la cittadinanza torinese.

Proprio durante l’Esposizione Nazionale aper­

tasi in quell'anno si manifestò una doppia

epidemia: di vaiolo nero con 1149 casi e

305 morti e di colera con 454 casi e 230 morti.

Mediante il pronto isolamento dei malati e

con l'adozione di rigorose misure profilat­

tiche (i medici dell’ Ufficio d'igiene pratica­

rono nel 1884 oltre 50.000 vaccinazioni) si

impedì che la malattia si diffondesse ulte­

riormente e infirmasse il magnifico successo

dell'Esposizione. Tale triste esperienza, asso­

ciata alle recenti acquisizioni batteriologiche

circa l'eziologia delle malattie infettive, indusse

il dott. Ramello a propugnare fin dallo stesso

anno la necessità che Torino fosse dotata di

un apposito ospedale d'isolamento. Nominato

rapo deU'Ufficio d'igiene, potè con maggior

autorità sostenere l'iniziativa che, dopo alterne

vicende, portò nel 1892 all'allestimento da

parte dell'ing. Bongiovanni del progetto del­

l'attuale Ospedale, in base alle direttive discus­

se nella seduta della R. Società Piemontese

d'igiene del 20 marzo 1892 e fissate da un

apposito Comitato esecutivo. Un atto di muni­

ficenza regale permise la sollecita esecuzione

del progetto. Infatti S. M. Umberto I, assu­

mendo l'onere deU'erezione del monumento

al Principe Amedeo Duca d'Aosta, suggerì che

le somme già raccolte per il medesimo scopo

tra la cittadinanza torinese fossero devolute

ad un'opera di beneficenza. Fu decisa allora

dal sindaco Ernesto Balbo Bertone di Sambuy

la costruzione di questo Ospedale, dedican­

dolo alla memoria del Principe di Casa Savoia.

In Italia non esistevano ancora ospedali per

malattie infettive: il nostro rappresenta per­

tanto l’applicazione pratica di tutte le cogni­

zioni dell'epoca in tema di epidemiologia. Se

nell'elaborazione del progetto l'igienista si

impose talora soverchiamente airarchitetto,

ciò appare giustificato dalla novità del pro­

blema e dal timore di non poterlo risolvere

in modo efficace. D'altra parte dobbiamo alla

primitiva larghezza di vedute nell’imposta­

zione del piano dell’Ospedale la sua adatta­

bilità al variare delle esigenze durante circa

mezzo secolo di vita e la sua rispondenza ai

requisiti richiesti per gli ospedali infettivi

dal recente Regolamento sugli Ospedali.

Lunga ed aspra fu la controversia intorno

all’ubicazione più idonea del nosocomio, a

causa di un gruppo di fautori della zona

collinare. Ma in vista delle maggiori difficoltà

inerenti alle comunicazioni, all'approvvigio­

namento idrico ed allo smaltimento dei rifiuti,

la maggioranza si dimostrò favorevole alla

scelta del vasto appezzamento di terreno

situato a nord-ovest della Città, racchiusa

da un'ansa del fiume Dora e dall’antica cinta

daziaria. Non si tenne conto della temuta

vicinanza all’abitato, avvalendosi dell’osser­

vazione che nei dintorni dell’Ospedale Cot-

tolengo, dove si accettavano gli affetti da

qualunque r^l^ttia, la morbilità per malattie

infettive nou era mai stata superiore a quella

degli altri borghi. A conforto degli ultimi

sostenitori dell’importanza epidemica dei mia­

smi, i venti dominanti nella località scelta

(nord-est) non potevano mai attraversare

l’abitato centrale della Città, posto a circa

due km. di distanza. Per contro l’ubicazione

in quella zona presenta il duplice vantaggio

di permettere il ricovero degli infetti prove­

nienti dai dintorni ed i trasporti al Cimitero

generale senza obbligo di transito entro la

Città. A ragione quindi l’illuminata mente del

Pagliani definì la posizione dell’Ospedale « buo­

nissima ». Anche le condizioni del sottosuolo

sono favorevoli, essendo formato di strati per­

meabili di ciottoli e ghiaia. La falda freatica si

incontra a profondità di m. 6,50 e non risalta

influenzata dalle variazioni di portata della

Dora, mentre le oscillazioni periodiche della

sua superficie libera non eccedono un metro.

L ’Ospedale si compone di padiglioni isolati

disseminati in un grande parco della super­

ficie di mq. 55.400: il volume complessivo

delle costruzioni è di me. 52.525. Per la

grande disponibilità di area, la sona di ri­

spetto dei singoli padiglioni è .molto ampia

e rimane un’abbondante riserva di spazio

libero che può permettere la costruzione

urgente di baracche in caso di calamità,

evitando così gli inconvenienti di successive

saturazioni. Grazie all’oculata previsione delle

future esigenze, malgrado la recente costru­

zione di un nuovo padiglione, il quoziente

di area per ogni letto impiantato risalta

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