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cesso al nucleo centrale della città ed a costituire

l’inizio di una nuova piazza nei futuri amplia­

menti. Verso il

1820

due nuovi isolati vennero

costruiti secondo l’architettura del Juvara, e

precisamente quello a notte dell’attuale via Tre

galline ed il suo simmetrico.

La piazza Emanuele Filiberto, come è noto,

non ebbe mai una sistemazione definitiva e rimase

un tipico esempio della predilezione degli archi­

tetti dell’Ottocento per talune forme pianime­

triche poligonali. Di tali forme sono rimasti a

Torino alcuni esempi, tutti purtroppo condan­

nabili per l’inadeguatezza della soluzione archi-

tettonica, che è del resto sempre assai diffìcile (

6

).

Il problema di una completa sistemazione della

piazza, assai arduo nei suoi multiformi aspetti,

è stato in questi ultimi mesi lungamente studiato

e discusso.

Ci limiteremo pertanto a presentare le diverse

proposte studiate per una migliore sistemazione

della piazza e precisamente il progetto De Lorenzi

(fig-

7

) (

1852

), i due progetti Cuzzi, Decker,

Pifferi, Ressa (fìg.

8

-

9

) (

1936

-

1940

), il progetto

A. e. G. Rigotti (fìg.

10

) (

1941

), rinviando il let­

tore alle pubblicazioni che questi progetti hanno

a suo tempo illustrati e discussi (

7

).

• • •

La piazza Vittorio V e n d o come la piazza

Carlo Felice, la piazza Fmanurle Filiberto ed altre

nella storia dello sviluppo edilizio torinese, ebbe

origine quale elemento terminale di una nuova

importante arteria, costruita con architettura uni­

forme. La splendida via Po ebbe infatti per lungo

tempo il suo limite verso levante nello spazio

limitato dai due edifìci a pianta curvilinea, che

ancora oggi costituiscono il raccordo fra quella

via e l’attuale piazza.

Così la grandiosa realizzazione settecentesca si

apriva verso i colli già popolati di ville, ma lungo

il Po un vecchio borgo semirurale, dalle strette

vie irregolari e dalle basse casupole esigeva ancora

un’opera definitiva di risanamento.

La demolizione di questo quartiere venne com­

piuta sotto la dominazione francese ai primi

dell’Ottocento, quando la costruzione del ponte

di pietra, tuttora esistente, promossa dal governo

dell’epoca, rese necessario lo studio della siste­

mazione dell’intiera zona (

8

). Di questa iniziativa

si conservano ancora diversi progetti, che si ispi­

ravano alla formazione di viali alberati, destinati a

collegare il nuovo ponte al nucleo centrale della

città.

Soltanto verso la metà del secolo la ricostruzione

della piazza venne completata secondo il progetto

dell’architetto Frizzi, che seppe mantenere, in

un’architettura perfettamente uniforme e simme­

trica, la continuità dei portici, nonostante il

dislivello di oltre

7

metri esistente lungo l’asse

maggiore della piazza. Questa, che misura m. i n

di larghezza per

360

di lunghezza dovette apparire,

fin dall’epoca deUa sua costruzione, troppo vasta e

si pensò subito alla sua sistemazione con albera­

ture ed opere di giardinaggio. Questi progetti