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probabilmente sovrastante alla sala dei cava*

lieri. Esse furono fortunatamente raccolte ed

incorniciate; sono tutte colorite a stemmi tra

i quali campeggia quello di Filippo Vagnone

ossia: Inquartato al 2° e 3° bandeggiato di

argento e di verde; la banda di mezzo tra

quelle d’argento caricata di una croce pa-

tente di rosso, secondo altri di una spada;

il 1° ed il 4° con aquila ad ali spiegate; nel

centro uno scudetto con testa di orso o di

cinghiale. Cimiero: cane mastino d’ argento,

linguato di rosso, collarinato d’oro, nascente.

Motti:

Endurer

,

Faut endurer

,

La Dieu merci.

Poi stemmi di Savoia, Savoia Acaia, Monfer*

rato e di molte casate nobili piemontesi che

ebbero il feudo o contrassero alleanze coi si*

gnori di Castelvecchio. Sovente anche compare

l’arma partita colla croce di Savoia ed i gigli

di Francia, propria della duchessa Jolanda di

Francia (1434-1478), sorella di Luigi X I , nel

1452 sposa di Amedeo IX , il Beato. Lo stemma

di Jolanda ripetuto sulla torre ed in altri siti,

prova la strette relazioni della duchessa coi

Vagnone e lé sue probabili frequenti visite a

Castelvecchio, perchè essa volentieri e di fre­

quente soggiornava nel vicino castello di Mon*

calieri da lei restaurato.

Tutte queste pitture di stemmi apparten­

gono alla seconda metà del Quattrocento, da

ascriversi all’epoca del generale restauro ed

abbellimento promosso circa il 1490 da Filippo

Vagnone, il più illustre feudatario che anzi

si può chiamare il

genius loci

di Castelvec­

chio.

Il lato est ci presenta un prospetto analogo

al precedente (fig. 9); al primo piano quattro

finestre a crociera del solito tipo che perà

non sembrano tutte egualmente antiche; a

terreno otto arcate ogivali del portico in parte

antico che fu chiuso per utilizzare il lungo

locale alquanto stretto perchè questo braccio

di fabbricato è largo solamente metri 3,50.

Nelle specchiature del portico sono aperto

finestre arcate a pieno centro incorniciate ia

cotto e due porte; sei tondi nei timpani dello

arcate ogivali presentano teste di imperatori

dipinte a chiaroscuro: Adriano, M. Aurelio,

Traiano, Nerva, Tito, Vespasiano. Tracce

di

racemi dipinti nel fregio. La prima arcata

a

destra, completamente aperta, corrisponde al­

l’entrata principale del castello, già descrìtta.

Questo lato in origine poteva solo essere co­

stituito da un muro coronato da merli e cadi*

toie per la difesa della salita, ora gradinata*

del castello. Nell’angolo di sinistra compare '

muro convesso della torre moderna con

porta d’ingresso profusamente ornata dal

Me

tura

in stile

gotico, romantico, moderno,

maggior parte dell'interno di questo braccio

presenta come ua lungo corridoio che

nella sagrestia della cappella; è coperto

R(. 9 - C— lw M » - Lata att M cartiia

varie camere, era in orìgine quasi tutto occu­

pato da un gran salone di parata, l’antica

sala baronale tutta decorata a fresco, come è

ricordato ancor oggi da persone viventi. In

alcuni fogli sparsi che ebbi agio di esaminare,

scrìtti da Antonio Bosio, lo storico di Chierì

e vicinanze, si legge che in questa grande sala

gotica era dipinto il romanzo dei Cavalieri

della Tavola rotonda, con la seguente iscri­

zione in lettere gotiche: Cis...

les nom et

armes de 150 chevaliers de la table ronde qui

jurerent la conqueste du san graal a Camelot

le jour de la Penthecote doni le premier Just

Galaad...

Poi sempre secondo il Bosio, presso il pozzo,

eranvi le quattro teste degli imperatori

H a -

drianus Augustus. Antoninus Augustus. Ser.

Galba Imperatore Nero Claudius.

in ceramica

di Savona (!); ed ancora nella sala uno scudo

di rame attribuito nientemeno che ad An­

nibaie (!).

Chissà quante pitture si conservano ancora

in varìi siti, sotto gli intonachi recenti; per es.,

la rappresentazione di una statua di Ercole

qualche anno fa era ancora visibile a terreno,

sul pianerottolo dello scalone. Nel 1933 cadde

* del piano superiore e contempo»-

caddero 36 tavolette di legno dipinte

le quali formavano il rivestimento

di travi maestre del soffitto gotico