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Verdi ha sempre affermato il suo ardente

patriottismo, coi fatti, coll’arte sua e colla

parola. Lo prova anche il carteggio da lui

tenuto con Mazzini, con Cavour e coi maggiori

patrioti del tempo.

Fin dal 1848 Verdi aveva sottoscritto alla

protesta ed alla richiesta di aiuto che il Guer-

rieri-Gonzaga indirizzava alla Francia, contro

la tirannide austriaca nel Lombardo-Veneto.

Nel “49 scrive al Piave rammaricandosi di

non aver potuto assistere alla proclamazione

della Repubblica Romana ed incita i vene­

ziani a resistere contro gli austriaci. Nel ’59

a Busseto, si fa promotore di una sotto-

scrizione per soccorrere i feriti e le famiglie

povere dei caduti. Ed allorché Napoleone I I I ,

frustrando le speranze del Piemonte, tronca

la campagna d’ Italia e firma la pace di Vil­

lafranca, Verdi che a malincuore aveva ac­

cettato di musicare un inno in suo onore,

vi rinunzia sdegnato e scrive col cuore gon­

fio di lacrime alla Maffei: «

Invece di cantare

un inno di gloria

,

parrebbe più commovente

oggi innalzare un lamento alla eterna sven­

tura del nostro paese

». Il 4 settembre dello

stesso anno è eletto a Busseto rappresentante

delle Provincie parmensi nell’Assemblea, il

15 viene a Torino con la Deputazione per

recare i voti dell’annessione al Piemonte ed

il Consiglio Comunale gli conferisce « la cit­

tadinanza onoraria ». Nel 1861 per insistenza

di Cavour, che egli chiama il « Prometeo della

nostra nazionalità », accetta di essere eletto

deputato del primo parlamento nazionale,

per il collegio di Borgo San Donnino.

La nomina a Senatore non avviene che nel

1874, prima per censo, poi per meriti arti­

stici. Ingratitudine ed incomprensione di uomi­

ni e di Governi, per chi aveva tanto dato alla

patria e con essa sofferto!

Non s’intenda tuttavia, dopo quanto abbia­

mo detto dell’artista, che l’impetuosa tempra

di Verdi sia rimasta insensibile a sottili ri­

chiami. e che cantando la passione, l’amore

e l’odio, egli non abbia avute altre corde

alla

sua lira. Che, anzi, è miracoloso il feno­

meno che l’amore stesso — passione comune

— si colorisca delle sfumature più tenui e si

diversifichi a seconda del personaggio: Vio­

letta e Gilda amano, si, ma in maniera distinta,

come amano in diversa maniera, Amelia e

Aida: ciascuna ha un proprio tono psicologico.

La Natura, poi, canta in Lui con un Cascino

insospettato: vedetelo nella notte sulle rive

del Nilo, in «

Aida

», nello stellare luccichio di

violini... Ma se le

forse

cosmiche si scatenano,

ecco In burrasca del c

Rigoletto

•: lo

scrosciar

drll’orchestra

coll’ululato del vento,

che

Verdi,

con

un tratto geniale, affida ad un coro invi*

«bile.

Od

il coler locale, lontano nello «palio