

C A V I L L I D ’ A C C I A I O A L L ’ I P P O D R O M O DI M I I A F I O I I
A sfogliare le vecchie cronache di Torino,
specie quelle riguardanti la passione ippica
sempre viva nella nostra città, si legge che
mai come nel 1911 — Tanno della grande espo
sizione mondiale — i torinesi fecero sfoggio
di grandi carrozze padronali e di eleganti ca
lessi, spesso deliziosamente infiorati, nelle ore
di passeggiata per via Roma, o lungo i corsi
o per i viali del Valentino, dentro l’esposi
zione stessa, o nei dintorni ove si organizza
vano grandi feste all’aperto quasi a dimostra
re al folto pubblico d’ogni nazione, che con
veniva nella città per la grande manifesta
zione internazionale, che la Città Sabauda era
culla di ben vivere e di alta nobiltà.
Lo sforzo... ippico dei torinesi si mantenne
integro Tanno seguente e, specie in primavera
e in autunno, sul viale che mena a Stupinigi,
nei giorni di festa, lunghe teorie di carrozze
si avviavano alla periferia ove sorgeva TIppo
dromo di Mirafiori. E il popolo sostava sotto
gli antichi alberi a rimirare tutta Talta ari
stocrazia piemontese che sfilava assieme al-
Taltra aristocrazia, quella che nasceva dal
lavoro, dalle scienze, dalle lettere.
Narrano ancora le cronache che mai forse
come nel 1912 al campo delle corse al galoppo
sieno stati visti tanti cavalli davanti ai can
celli in attesa che i rispettivi proprietari —
accigliati per la sconfitta del favorito o rag
gianti per la vittoria di un novello purosangue
— tornassero ad onorare i morbidi cuscini
delle padronali carrozze o dei pettegoli calessi,
attorno ai quali — specie nelle giornate di
gran premio — volteggiavano incaramellati
stilizzati impomatati i dragoni del Nizza, quei
galanti ufficialetti decoro di salotti e prota
gonisti di scandaletti sussurrati a fior di lab
bro in un orecchio compiacente nel giro vor
ticoso di un valzer.