

Ma uno scandalo accadde in quell’anno,
quando in un dì di festa carrozze, calessi, ca
valli. cavalieri, grandi nomi e celebri mon
dane passarono in seconda linea per la tro
vata di un meccanico pazzerellone. Un po’ di
scompiglio avvt nne nell’ ordinato corso di
ruote e di zoccoli verso l’ ippodromo: un uomo
in bicicletta volteggiava sull’altissimo sellino
inghirlandando di ghirigori abilissimi, di scap
pellate tra sfottenti e maliziose, di sorrisini
da buongustaio la lunga teoria dei fedeli
all’ippica. E il pubblico si divertiva e — or
rore!, dissero taluni ufficialetti storcendo l’ari
stocratico naso — qualcuno si mise persino a
battere le mani, cosa mai accaduta nemmeno
per un’elegantissima carrozza infiorata o per
un personaggio alla moda.
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buon meccanico, giunto all’ippodromo,
legò alla meglio il suo biciclo ad una pianta,
entrò nel campo, si divertì un mondo a vedersi
osservato e additato, giocò qualche spicciolo
su un cavallo estroso che non piaceva a nes
suno, e vinse. Poi uscì tra gli ultimi per ri
prendersi il gusto di inanellare altri giri su giri
attorno al corteo, che esterrefatto e sdegnato
tornava in città tra l'urtato e l’ accigliato. E il
popolo dai a battergli le mani.
—
Questa modernità, quale scempio! —
mormorò qualcuno. — Dove si andrà a finire!...
Su un volgare biciclo a Mirafiori... Mettere ac
canto a cavalli di gran razza, quell’arnese me
tallico urtante che perde olio dai mozzi e dalla
pedaliera!... Uno scandalo! Purché non abbia
a ripetersi... Si dovrebbe por freno a tanta
sfacciata audacia!...
Quanti di quei torinesi « incarrozzati » si
sono trovati quest’anno, almeno una volta,
nella stagione di primavera, all’ ippodromo di
Mirafiori? Q .anti di essi hanro ancora storto
il ca o o ii sono sdegnati per il biciclo? Viale
Stupii i^i era tutta una tt oria frusciante di
luett £« mmate dirette aU’ i}pednmc <d i
V i Cl
hi t m t l ’i guardava!
o et
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i’ a .i nJ>.« m« nte, a; si qutlla maria di bici*
elette di tutti i tij i, di tutti i colori, di tutti
i prezzi.
E il popolo ncn euiava nemmeno di uno
sguardo quelle centicaia e centinaia di per
sone che andavano all’ ippodromo per le
corse dei purosangue sui cavalli di acciaio.
£ talmente entrata nell’uso comune oggi la
bicicletta che nessuno ci Capiù caso o, semmai,
qualcuno si stupisce se ti vede ancora prendere
il tranvai o andare a piedi.
Ed era uno spettacolo sano, elegante, elet
trizzante quel corso ciclistico che sconvolgeva
tutte le tradizioni, che ti dava un'impressione
di giovinezza, di freschezza, di forza come
rare altre manifestazioni. E non c’erano sola
mente dei giovani a recarsi su due ruote
all’ ippodromo, nei giorni di corse di questa
primavera: c’erano anche dei signori e delle
signore mature, e qua e là notavi — tra lo
stupito e il compiacente — qualche anziano
che indubbiamente nel
’ 12
di felice memoria
all’ ippodromo ci andò in carrozza o magari
in sella ad un estroso destriero. Forse l’ an
ziano signore lanciò al suo passare per Viale
Stupinigi qualche furtiva occhiata sotto gli
alberi, a vedere se qualcuno non gli batteva
le mani come a quell’ altro perchè andava a
Mirafiori su due ruote oppure non lo beccava
perchè lui, ai tempi dello « scandalo », era stato
uno dei più indignati per quel ciclista senza
creanza e senza rispetto dei cavalli.
L ’eleganza del convegno non ha scapitato:
la moda d’oggi, sportiva e pratica, ha dato
grazia alle cicliste e, benché ancora non ci
fosse la campagna antipantaloni femminili,
delle torinesi — donne di gran classe e di
buon gusto — non si è visto, nemmeno un
esemplare (dico nemmeno uno) che portasse
i calzoni.
Nell’interno del recinto, arrivando sino quasi
ai cancelli, giravano i purosangue in attesa
della propria corsa per scaldare i muscoli e
calmare i nervi. Qualcuno voltò talora l’ari
stocratico muso verso tutta quella marea di
biciclette e l’occhio intelligente della bestia
ebbe un lieve sfavillìo: si sentiva ancora supe
riore lui, il purosangue, al cavallo d’acciaio.
Peuh! se gli si sgonfiava una gomma stava
fresco quello a correre. Impassibili, le biciclette
ricevevano senza dar peso il breve attimo di
disprezzo. Ma qualcuna, pi i pettegola e ma
ligna, dive aver reagito nel suo cuore tubolare
e ribattuto con un accidente.
Fórse per questo, a primavera, ci furono
tanti cavalli zoppicanti? Rivincita di un gar
retto di gomma gonfio d’ aria su un garretto
di tendini forti ma delicati assai. Piccolo
battibecco fra il cavallo di razza e quello
d’acciaio all’ ippodromo torinese.
rumo