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montavano in bigoncia a lanciar folgori. Hello serate,

in cui si davano notizie d ’atti e di pensieri, si scam­

biavano consigli, s offrivano aiuti, s’ intrecciavano cro­

nache, burlette e polem iche; e, trinciando pietanze,

si... trinciavano panni. Qualche volta anche si filo­

sofava.

G ioia inaspettata una damigiana di Lambnisco, o

l’arrivo d ’uno zampone di Modena o la solenne

arrabbiatura di T izio por corto cronache d ’arto.

Cari sabbati, di cui rimane la serenità del ricordo.

*

Appoco appi>co tanto s’ infervorarono gli artisti

alla loro

Tampa

che, durante l’ ultima guerra, ne

fecero l’abituale rifugio; con tre sacchetti di sabbia

alle finestre il fortilizio sembrò munitissimo. In effetto

era l’asilo meno riparato e meno difeso. Che potevano

il suolo del salone e la cupola del solaio ; Eppure, a

pena scoppiavano 1 primi colpi, tutti a correre nella

Tampa,

dove si sentivano più vicini, più affratellati,

più tranquilli.

E il buon D io tenne sempre lontano le disgrazie.

*

Questa la virtù e le glorie, questi i difetti, i vizi

della

Tampa,

che v ive tuttavia la sua vita modesta e

serena, aperta a pochi, ignorata da molti. E io penso

che altre

Tampe

ci sono nel nostro paese: la Bagutta

a Milano, a R om a la via Margutta, E immagino che

ogn i paesello ci abbia il suo cenacolo, il suo circolo, o

almeno un ritrovo artistico, o qualche combriccola.

Ma la nostra

Tampa,

forse la più gloriosa, è mono

conosciuta. E pure in questi palmi di mezzanino

illustri poeti recitarono i loro versi, attori egregi

declamarono squarci di commedie nuove, cantanti

di grido gorgheggiarono le più celebri arie, qui sotto

questi palchi pieni di reste d ’agli e di cipolle (di seta)

ira queste ghirlande di salamini (di gesso).

Passano gli anni, i sabbati. 1 grandi soci, un dopo

l’altro, comp iuto il loro giro terreno, escono dalla

scena della vita. Ma gli scomparsi rivivono tuttavia

e partecipano le nuove feste dallo pareti, dove hanno

appeso i loro ritratti. C i sono tutti, i più illustri, i più

cari, tutti ci sono a ricordo d'affetto e di gloria.

Oh im è! Quanti ritratti! E che nom i! Calandra,

Dclleani, Cavalieri, Grosso, Ferro... e tanti tanti!

Quale sarà il valore della pinacoteca della

Tampa

fra qualche anno ;

O gg ig io rno i tempi son duri. La necessità del

bisogno pesa come piombo sulla schiena dell’artista.

Ma allora, perchè l’ora è fuggita, altro più non reste­

rebbe che morir disperati ?

Ah! N o , davvero. Perchè la vita è pur bella.

E, se i pensieri diventano scuri, meglio, assai meglio,

boccale alla

cacciar via gli ucccllacci del ma­

laugurio: — Uh ! Uh ! I gu facci!

Mano dunque ai boccali, amici artisti, così: — C/i

it­

emi premi son vene... S e le refusez posi

Che c'importa se il domani

sarà pieno di tiistezza;

oggi noi viviam sereni,

senza miai, in contentezza.

Uva l'Arte e i suoi conviti!

Sei bicchier risplende il vino ;

questa poppa d'ogni artista

ha il colore del rubino.

Su, coraggio! Un sorso ancora,

un goaetto di barbera...

E

sortiamo...

C iao, Cerea,

ci vedrei

n Sabato sera.

E questa è la storia della

Tampa.

Nacque così, vive così, proprio come ve l’ho

raccontata.

ARR IGO FRUSTA