

forzato distacco da Mazzini e le lunghe peregrinazioni
nell'Italia centrale e meridionale, accasarsi finalmente
nella Torino cavourriana accanto alle figlinole recu
perate e ormai spose e madri anch’essc..;
Interruppe questo m io soliloquio l'invito del cor
tese familiare perchè passassi, dal salotto, in una più
modesta stanza, a salutare di persona la vivente Giu-
ditta Sidoli (nipote diretta essendo figlia dell’unico
tiglio maschio Achille; oggi vedova Ferri, con due
discendenti, femmine). Seduto di fronte alla vene
randa signora, piuttosto irrigidita per l'età e la salute
cagionevole su una poltrona, e pur con la parlata
chiara, determinata, senza fronzoli, resa più affilata
torse dalla vista sempre più scarsa, che la costringe a
guardar dentro di sè, e a controlli minuti ed ordini
precisi, la trasfigurazione dalla giovinezza del quadro
dianzi osservato e la vecchiaia vivente e pensante e
ricordante mi è apparsa facile e pur prestigiosa. Avete
mai pensato all'anello delle generazioni, e non vi hanno
sovente riempito di meraviglia le stesse fattezze della
madre riprodotte anche nei minimi particolari dal
viso della figlia e, sovente, nello stesso tempo, della
nipote ?
Non dico che la signora tosse il ritratto vivente
della nonna: d ico che quand'essa ha cominciato piana
mente a tarmi osservare una tabacchiera di tartaruga
nera cerchiata in oro con su una miniatura riproducane
le avvenenti sembianze giovanili di Giuditta Bellerio,
ragionandoci su con pochi motti, e poi un sigili»'» mul
tiplo, dono di Mazzini alla sua amica, e quando, più
con le mani tremanti, al tocco, che m grazia della
vista, ella da certi suoi vecchi portafogli tolse con
esitanze dubbiose e pudiche alcuni brevi documenti
di oltre un secolo ta, allora la continuità e la mistura
dei tempi e delle persone mi è parsa completa. Era la
Giuditta Sidoh rediviva che malinconicamente si con
fessava davanti a me ? O non era essa, nella quasi
immobilità statuaria, le pupille guardanti più in dentro
che fuori, il vivente spirito delle generazioni e della
storia che sulla scorta di qualche documento pronun
ciava. come le antiche sibille, le eterne parole della
vita, deH’ainore c della morte, che sono eguali in tutte
le epoche e sotto tutti i cieli pur nell'infinita varietà
particolare ?
L ’intervista si snodò calma e lunga. Dalle sue alle
mie mani passarono per brevi istanti ciascuna, molte
carte: alcune lettere tuttora inedite di Giuseppe Maz
zini: una in francese, d ’amicizia, del 37; tre indiriz
zate a T onn o , evidentemente dopo Mentana, ove come
sempre rifulge la tremenda decisione dell’apostolo di
volere l’ unità dcH’Itaha nella dignità degli Italiani; e
quell’ ima mirabile, pubblicata e assai nota, ove, sa
pendo Giuditta gravemente interina (morì nello stesso
mese, il 28 marzo 1871) le riconfermava l’antica sua
amicizia: «N on ho mai cessato di pensare a Voi. di
stimarvi ed amarvi come una delle m igliori anime
ch ’io abbia incontrato sulla mia via • e le diceva le
parole di consolazione sgorgate dalla sua ferma cre
denza nell'immortalità deH’auima. Seguirono molti
documenti originali, più o meno conosciuti: 1 passa
porti di molte polizie: ducato di Modena, ducato di
l’arma, granducato di Toscana, regno di N apo li; carte
italiane, carte svizzere, francesi; il passaporto col talso
nome di Madame Paulinc Gerard; e poi minute di
suppliche per rientrare nel ducato a rivedere i figli,
passione sua in ogni tempo inestinguibile; e poi ap
punti vari, e lettere personali, ove la nitida decisa
scrittura denuncia 1111 certo sostenuto contegno, e
l'intelligenza. Quale commozione, esaminare la scrit
tura di questa singolare Donna, e rilevarne dai vari
lasciapassare le caratteristiche somatiche: la statura
nioyaiuc,
il viso ovale, il naso regolare, gli occhi (sì,
quegli occhi!) castani, e 1 capelli (già, quei capelli!),
com e 1
sottrali,
biondi!
Ancora, ancora. Ecco, oltre a lettere di molti
altri personaggi, un notevole gruppo di missive di
G ino Capponi, il noto scrittore e patriota... moderato
toscano, non certo insensibile, già nonno e non ancora
vecchio, airavvenenza ed al bisogno ed anche alla
simpatia dell
mie forestiera braccata dalle po
lizie. in cerca d una famiglia pel suo cuore materno
e di una patria senza barriere e prigioni. O h , certo
avrà piacevolmente torneato il Capponi, come ogni
persona intinta d’arte o di lettere, o semplicemente
di buon gusto (salvo qualche moderno pensatore
« libertino »). s’incanta volentieri davanti ai miracoli
congiunti della bellezza e dell intelligenza 111 una fem
minilità potente. Eppure il Capponi, mentre si destreg
giava nei suddetti tonieamcnti intellettuali e senti
mentali, epistolari e personali, scriveva di Giuditta
al suo degno sodale Tommaseo: «T roppo ingegno,
troppa forza, per il gusto mio e per il vostro! »
(27 agosto *34) e. più in là. la definitiva « Donna
singolare e infelicissima» (S marzo *35), provocando
il commento (esagerato!) del Tommaseo: «Quella
tal donna... è inaridita dall’ Alfieri e dallo Strozzi
|Mazzini] ».
La mia intervista stava volgendo al termine, ma
la Signora, con suoi cenni cordiali e decisi, fece por
tare dai familiari, perchè li vedessi, altri documenti:
il primo nastro tricolore ostentato a R egg io , e —
proprio così — un abito intero, sì, un abito di « Nonna
Bellerio » quand'era, suppongo, nella sua m igliore
età: una veste di gala tutta in seta verdolina cangiante,
con abbondanti ricami floreali a tono più marcato, e
insieme, una
blonde,
cioè* una « pezzetta » tmissiina-
mcntc lavorata, in seta bianca, che di Giuditta ornò
a’ suoi tempi il viso interessante e un tantino enig
matico...
Mi congedai educatamente. Poi, ritornato a T o
rino, ove pare si voglia murare una lapide che ne
ricordi la vita e la morte, mi è parso cosa piacevole
e quasi doverosa dire ai mici quattro amici lettori
del commosso mio recentissimo incontro con Giuditta
Sidoli, in una musicale città degli antichi ducati.
TEREN Z IO GRAND I
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