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i.i

superiorità d ’ uomo intelligente e pensante di fronte

ill’arm ento quadrupede e bipede degli altri animali.

I miei polm on i bevono aria 111 larghe aspirazioni: ad

ogni m uover di passo panni si accresca di 1111 pollice

la statura del m io individuo... ed involontariamente

com incio a preoccuparm i della fitta rete di fili tesi

nello spazio : ragnatele immense che potrebbero, ad

un certo punto, intoppare la libera circolazione del

nuovo (ìu lliv e r nella terra lilipuziana.

O ltre all’essere sovranamente bella, T o rin o a quel­

l’ora è tutta ed esclusivamente mia. E per me che —

quale Odalisca fremente sotto lo sguardo del Sultano

— essa stende le candide interminate braccia: vaga,

procace, affascinante siccome non tu giammai di giorno

sotto il bacio del sole. Per me solo quei grossi globi,

quelle tonde lune di zuccaro, p iovono tasti di fu lgo ri;

per me solo la lunga e maestosa via R om a , alla quale

già sono arrivato , svolge la luminosa prospettiva chiusa

dal gigantesco merletto di cristalli scintillanti che è

l’arco m eraviglio so della Stazione Centrale.

Sono so lo : la solitudine è una anch’essa delle forme

della potenza. Nessuno che 1111 urti, nessuno che mi

chiuda il passo, nessuno che 1111 costringa co ll’ostina-

zione dell'imm obilità a cedergli la diritta del muro.

Nessuna carrozza insolentemente padronale mi­

naccia l'incolum ità della mia compagine anatom ica;

non ho mendicanti alle calcagna che m ugo lino la mo­

notona studiata cantilena; non tenentini in divisa nuova

fiammante che 1111 ficchino tra le gambe la innocente

durlindana; non

cocoth'S

dal crine giallastro che 1111 rav­

vo lgano 111 un’atmosfera di male olenti p ro fum i; non

borghesi pizzicagnoli che s’indignino per un m io

sguardo po co ortodosso alle procacità della formosa

consorte; non strilloni che mi facciano trasalire lan­

ciandom i a bruciapelo lo stridulo annunzio di 1111

* Gran

bollettino straordinario

, sortì adess da la stampa »,

del

* fatto orribile e sanguinoso, con rutta la numerata dei

*

morti e dei feriti...

», o di qualche altra delizia di quel

pubblicanesimo stradale che dai bassi territori del

«

C h ia ra va llino nuovo

» assurge tino alla somm ità finan­

ziera dell »

Elenco di tutti i numeri estratti vincitori del

• premio del prestito riordinato della grande lotteria B e v i-

laci/ua L a Alasa

». In luogo di tanto brusìo, l’ immen­

sità del silenzio, la voluttà d'imperare assoluto in un

ambiente del quale non atterro che indistintamente 1

limiti ed 1 contorni e che posso a m io piacere figurarmi

in fin ito ; il gaudio di trovarm i solo nelle vie di quella

T o rin o che è mia da tanti anni ed e Tonica amante

alla quale 10 1111 sia sempre conservato fedele.

O d o il rumore di un passo e non è l’eco del m io.

È torse il passo di 1111 competitore, di un rivale che

pretenda dividere meco l’ impero della notte ?

Il

dom in io è vasto abbastanza per due C o ron e :

respira pure, o collega, la

mia

aria, batti il

mio

selciato,

amm ira 1

miei

panorama, abbarbagliati gli occhi nella

mia

luce o sprofondati pure fra le

mie

tenebre. D iv i­

diamoci da buoni fratelli nottambuli il territorio: a

me la via lunga, diritta, lum inosa: a te le stradelle

oscure del dedalo m inore: siine tu il Lucifero. Io sarò

Ariele. C om e ti chianti

;

E ... la

ronda g iv o :

un uom o che incarna una vecchia

istituzione. Data dall’epoca in cui tu buttato via il

primo mozzicone, quel

g iv o

che nel vernacolo sign i­

fica pure

maggiolino

senza che ancora sia determinata

la priorità filologica fra il coleottero ed il residuo n i-

coziano.

La sua lanterna e un’ironia di lum e: egli guarda

ostinatamente alla terra dimenticando il cielo, non

amm ira l’oceano di chiarori che lo avvo lge e si man­

tiene completamente e supremamente ignaro delle

malìe di quel

. . e solenne silenzio che lo circonda.

Ogn i suo pensiero è per l’aureola semitenebrosa che

disegna sul selciato il capriccioso avanzare della lan­

terna proiettante non luce bensì rigon i d’om b ra: ogn i

sua potenza d’osservazione è consacrata a scrutare i

quadrategli di suolo pubblico che riescono mano a

mano semi-illuminati dal procedere di quel fuoco

tatuo.

L ’ideale a cui aspira e che talvolta raggiunge

è

il

• robusto

»: quel mozzicone cioè che può pretendere

ancora nome di mezzo sigaro : animale raro sì ma di

specie non completamente estinta.

Una manciata di mozziconi, sparagno di una setti­

mana almeno, passa allora dalle m ie puzzolenti scar­

selle al raggio d ’azione del D iogene torinese, e fra essi

due sono della lunghezza desiderata...

Atterrito e meravigliato, D iogene si precipita sulla

messe inaspettata ed in un attimo la sprofonda nella

saccoccia pendcntegli dal collo, meno uno dei mozzi­

coni — un

robusto

— che assurge alle nuove funzioni

d i... cicca. Poscia di botto m i si pianta di fronte, sol­

leva la sua lanterna sino alla sublimità del mio naso

c mi guarda e mi scruta curiosamente. U n indefini­

bile sorriso erra sulle labbra di quella bocca fetente.

Sei un milionario (sembra d ire fra se stesso) o

sei... un ladro ;

Probabilmente si decide per la seconda delle due

ipotesi: i milionari dell’o g g i (quando non sono o

non fu rono contemporaneamente ladri) fumano bensì

qualche sigaro, ma lo consumano in pubblico sino ad

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