

gli eredi del
dominus
Guglielmino di Altessano e altri signori, come To-
maino di Pavarolo con il nipote Antonio e Rubeio di Masio. Come for-
se Daniele Provana, che nel 1346 ottiene l’esenzione dal pagamento del-
la taglia in quanto
habitator
, anche Tomaino di Pavarolo e il nipote An-
tonio prestano denaro: nel catasto del 1349 si dichiarano infatti creditori
di varie somme, fra cui 200 fiorini d’oro nei confronti del comune, som-
ma sulla quale, «per pactum expressum cum dicto comuni», non devo-
no pagare la taglia. È invece chiamato
mercator
un certo Goffa che da
Chieri emigra a Torino nel luglio 1339 e
lanaterius
è Bartolomeo Bo-
nardo che vi va ad abitare, con figli e nipoti, qualche mese prima
9
.
L’attività svolta è nota in poco più del 21 per cento dei casi. Si trat-
ta di tavernieri, fornai, sarti, beccai, calzolai, maestri muratori, oltre
che, ovviamente, di contadini, che, come la stragrande maggioranza de-
gli
habitatores
, provengono per lo più da località non distanti da Torino:
None, Carignano, Alpignano, Pianezza, Collegno, Altessano, Santa Fe-
de, Bruino, Chieri, Pecetto, Moncalieri, Cambiano, Cinzano, Baldisse-
ro, San Mauro, Sassi, Gassino, Rivalba. Non mancano immigrati dal
Canavese (Rivarolo, Fiano, Castagneto, Agliè e Caluso), dal Vercellese
(Trino, Vercelli), da Asti e dal Piemonte meridionale (Barge e Saluzzo).
La povertà di gran parte degli immigrati non impedisce, a qualcuno di
loro, di fare fortuna. Nel 1349 Giovanni Lanerio da Barge denuncia a
catasto una casa, a cui, nel 1363, ancora registrato come
habitator
, ag-
giunge il fitto di una seconda casa, 1 giornata di vigna in val Pattonera
e 2 giornate fra bosco e gerbo, oltre a 20 lire di grano e altre scorte; spo-
sa poi Margarita del Pino, un’ostessa vedova e benestante. Nel 1380 i
suoi figli denunciano, in comproprietà con Margarita, un albergo a Por-
ta Susa con ben 10 letti e un cospicuo patrimonio fondiario costituito
da 134 giornate di terreno. Vent’anni dopo il figlio Matteo è cooptato
nel consiglio di credenza le cui file si sono paurosamente assottigliate
per la peste del 1399, sancendo così il successo di una famiglia che dal
nulla giunge in meno di quarant’anni a far parte dell’
élite
cittadina
10
.
L’economia
103
9
Vitoni
: CCT, rot. 2b (1299-1300),
banna
; rot. 4b (1314-15),
banna
; rot. 4e (1317-19),
ban-
na
. Immigrati:
Ordinati
, 7 sgg., con le considerazioni di
pascale
,
Fisionomia territoriale
cit., pp.
245 sgg., dove, a p. 208, si trova anche un elenco, incompleto, delle richieste di immigrazione
fra il 1339 e il 1366. Guglielmino di Altessano, Tomaino e Antonio di Pavarolo: ASCT, Dor.
1349, ff. 52
v
-54
v
.
a. barbero
,
Un’oligarchia urbana. Politica ed economia a Torino fra Tre e Quat-
trocento
, Roma 1995, pp. 56, 212, 246, 272, 298. Bartolomeo Vagnone:
c. bonardi
,
Castelli e
dimore patrizie nel Torinese fra medioevo ed età moderna
, in
r. comba
e
r. roccia
(a cura di),
To-
rino fra Medioevo e Rinascimento
, Torino 1993, p. 277. Daniele Provana:
a. sisto
,
Banchieri feu-
datari subalpini nei secoli
xii
-
xiv
, Torino 1973, pp. 85, 88-91, 180-82.
10
Attività ed aree di provenienza degli
habitatores
:
pascale
,
Fisionomia territoriale
cit.,
pp. 245 sgg. Su Giovanni Lanerio e la sua famiglia:
barbero
,
Un’oligarchia urbana
cit., pp. 48,
63, 202.