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108

Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

va ed erano quasi tutti capifamiglia quelli che presentavano al comune

la dichiarazione dei propri beni per la redazione dell’estimo

23

. Come

normalmente avveniva in Piemonte nella compilazione dei catasti, es-

si non erano tuttavia obbligati a dichiarare il numero delle bocche a

proprio carico e ciò impedisce di ragionare in termini statistici sulla

consistenza numerica dei singoli nuclei familiari. Si sa tuttavia che le

famiglie dei cittadini agiati, nobili o popolari, potevano allargarsi fino

a comprendere, non soltanto una numerosa prole, ma fratelli, sorelle,

nuore, bovari, scudieri, magazzinieri, fantesche, nutrici e servitori. Per

gli statuti torinesi del 1360 costituivano infatti una famiglia tutti colo-

ro che vivevano sotto lo stesso tetto: «appellatione familie uxor nurus

continentur et filii et bubulci et scutifferi, canevarii, pedissequa, baiu-

la et alii mercenarii et sorores et fratres»

24

.

Pur non indicando il numero delle bocche a carico dei singoli contri-

buenti, gli estimi torinesi offrono indizi certi di sensibili trasformazioni

delle strutture familiari nell’ultimo medioevo. I volumi più antichi della

serie menzionano infatti un numero abbastanza alto di dichiarazioni fi-

scali femminili, che nel 1349-50 raggiungono la proporzione del 12,9 per

cento degli iscritti a catasto e nel 1363 del 17,8 per cento. Esse sono sta-

te per lo più presentate da vedove, talora espressamente menzionate ac-

canto ai loro figli, ma anche da orfani di padre, ancora sotto tutela. An-

che se tutte le dichiarazioni non corrispondono a veri e propri fuochi o

nuclei familiari, non c’è dubbio che la proporzione complessiva delle nu-

bili e delle vedove non rimaritate è sensibilmente più forte di quanto non

risulti più tardi, dagli estimi di fine Trecento o dei primi decenni del

Quattrocento (cfr. tab. 1). Che a tale proporzione corrisponda una per-

centuale altrettanto elevata di uomini soli, celibi o vedovi, è dimostrato

da un conto delle bocche di Moncalieri del 1374. Su 838 nuclei familia-

ri censiti, 90 (il 10,7 per cento) sono retti da donne, 39 delle quali vivo-

no sole, proprio come risulta dal conto per 35 uomini. Ne viene così con-

fermata l’ipotesi neomalthusiana secondo cui le strutture demografiche

evidenziate da queste fonti e caratterizzate da un numero relativamente

alto di vedovi e di eterni celibi, si sono definite, nei loro tratti fonda-

mentali, prima della peste nera con lo scopo di frenare l’incremento del-

la popolazione

25

.

23

Sulle modalità di formazione degli estimi torinesi:

pascale

,

Fisionomia territoriale

cit.,

pp. 200 sgg.

24

d. bizzarri

(a cura di),

Gli statuti del comune di Torino del 1360

, Torino 1933 (BSSS, 138/1),

p. 100, cap. 223.

25

r. comba

,

«Apetitus libidinis coherceatur». Strutture demografiche, reati sessuali e disciplina dei

comportamenti nel Piemonte tardomedievale

, in «Studi Storici»,

xxvii

(1986), pp. 529-76 (soprat-

tutto pp. 556-57).