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sate e consentono di distinguere, nei successivi ritorni della malattia, le

manifestazioni epidemiche vere e proprie dai semplici allarmi. Ne vie-

ne confermato, innanzitutto, il primato della peste nera degli anni 1348-

1349, che mieté non più di un terzo della popolazione e che, a quanto

pare, si diffuse in due tempi, con una prima non troppo letale compar-

sa nell’estate del 1348, un sensibile rallentamento nell’autunno e nell’in-

verno successivi, e una violenta recrudescenza nell’estate del 1349

15

.

Per gli ottant’anni successivi vengono identificate quattro grandi cri-

si di mortalità – nel 1361, 1381-84, 1398-1400, 1420-21 –, ciascuna del-

le quali con effetti di poco inferiori a quelli della prima grande ondata

di peste nera. Non si trattò di crisi di breve periodo, per quanto vio-

lente, perché, quando i dati sono più abbondanti, è possibile accertare

che le epidemie prolungarono il loro decorso sull’arco di alcuni anni. Ri-

sulterebbero infine confermate, alla luce del caso torinese, le conse-

guenze fortemente distruttive del successivo ripetersi di ondate epide-

miche, «ognuna in sé meno grave della prima, ma così ravvicinate da

produrre un effetto cumulativo probabilmente maggiore»

16

.

Come si rinnovò la popolazione nei tre quarti di secolo qui presi in

considerazione durante i quali la città fu alle prese con il diffondersi del-

le epidemie, di peste soprattutto, e con il ripetersi di crisi di mortalità?

È ancora una volta lo studio analitico degli estimi e dei

libri summarum

registri

a consentire di rispondere, almeno in parte, a questa domanda.

Confrontando vari catasti si possono infatti individuare e studiare i co-

gnomi che si ripetono, quelli che si estinguono e quelli nuovi che via via

li sostituiscono: la diversa fortuna dei vari cognomi diventa così una

traccia da seguire per comprendere la storia dei singoli raggruppamenti

familiari. Pongono tuttavia un problema di identificazione le non nu-

L’economia

105

15

L’unica, esplicita, attestazione della diffusione della peste nera a Torino è contenuta in un

passo inedito dei resoconti dei clavari sabaudi della città: CCT, rot. 24: «et respondet nimus prop-

ter mortulitatem et quod vindemie fuerunt meliores anno eodem», con riferimento al dazio sul vi-

no introdotto in città dal 18 luglio 1349 al 19 luglio 1350. Il resoconto precedente degli anni 1348-

49 non fa alcun riferimento alla peste e, anzi, mostra chiaramente che, nonostante la guerra, gli

introiti del dazio sul vino introdotto in città furono assai sostenuti: cfr. oltre, p. 119, testo corri-

spondente alla nota 45. Da

barbero

,

Una fonte per la demografia

cit., pp. 232-33, attingo gran par-

te delle informazioni sulle crisi di mortalità nella Torino tre-quattrocentesca. Cfr.

comba

,

La po-

polazione in Piemonte

cit., pp. 42 sgg.;

id

.,

La popolazione di Torino

cit., pp. 34-37;

a. m. nada pa-

trone

e

i. naso

,

Le epidemie del tardo Medioevo nell’area pedemontana

, Torino 1978, pp. 34 sgg.

Sulla peste nera, a un livello più generale, mi limito a citare:

j. n. biraben

,

Les hommes et la peste

en France et dans les pays européens et méditerranéens

, I, Paris - La Haye 1975, pp. 54 sgg. e il volu-

me collettivo

La peste nera: dati di una realtà ed elementi di una interpretazione

(Atti del XXX Con-

vegno storico internazionale, Todi, 10-13 ottobre 1993), Spoleto 1994.

16

barbero

,

Una fonte per la demografia

cit., p. 232, da confrontare con

l. del panta

,

Le epi-

demie nella storia demografica italiana (secoli

xiv

-

xix

)

, Torino 1980, pp. 116 sgg.