

compresa fra le 100 e le 200 pezze di
panni taurinenses
. Si spiega così
perché nel 1390 il consiglio, alle prese con il vistoso calo della produ-
zione che evidentemente era ormai scarsamente in grado anche di sod-
disfare i consumi interni, non si proponesse più di migliorare e garan-
tire la qualità dei tessuti prodotti in città, ma si limitasse a cercare il
modo di consentire in Torino la fabbricazione di «panni pro ussu ho-
minum dicte civitatis», nominasse una commissione per approfondire
l’argomento con Bartolomeo Mazzucco, Francesco de Crovesio e altri
mercanti ed affidasse al giurista Ribaldino Beccuti l’incarico di proporre
norme di ispirazione protezionistica che regolassero l’esportazione di
panni e lo sviluppo della lavorazione della lana e del cotone
91
. In que-
st’ottica di rilancio della produzione va vista anche l’accettazione, in
qualità di
habitatores
, di Antonio e Giovannello, i due
magistri
di Mila-
no che venendo a Torino con famiglia e lavoranti dovevano occuparsi
«de arte pannorum, fustaniorum et aliarum mercationum», ma è pro-
babile che anche questa iniziativa non abbia avuto successo duraturo.
Dei due maestri milanesi infatti non si ha più notizia dai documenti
successivi, mentre le gualchiere di cui ci si serviva per la fabbricazione
dei panni fornivano al principe un reddito talora irrisorio: dal loro sfrut-
tamento a economia per dieci mesi nel 1401 il
clavarius
non ricavò che
5 lire e 2 soldi in moneta debole di Vienne e si giustificò osservando
che erano ormai pochi coloro che a Torino esercitavano l’
ars draperie
e
che la guerra aveva dissuaso i forestieri dal venire a utilizzare i
parato-
ria
di Torino
92
.
A influire negativamente sulla produzione era evidentemente anche
la concorrenza dei centri vicini, soprattutto di Moncalieri, dove si sta-
va sviluppando un’attività tessile di mercato. A lamentarsene in pieno
consiglio comunale, per bocca dei drappieri Antonio Cornaglia e Fran-
cesco de Angeletis, erano nel 1395 tutti i mercanti-imprenditori che a
Torino operavano nel settore dei pannilana. I tessitori, dicevano, ac-
cettavano di lavorare soltanto per i mercanti di Moncalieri sostenendo
di essere meglio retribuiti, mentre, a loro parere, essendo il peso di Mon-
calieri maggiore di quello di Torino, essi avevano soltanto l’illusione di
essere pagati meglio. La proposta dei drappieri era chiara. Si trattava di
equiparare il peso di Torino a quello del centro manifatturiero rivale,
ma probabilmente ciò non avvenne ed è assai dubbio che tale misura
avrebbe potuto risollevare le sorti di un’attività ormai in forte declino
L’economia
145
91
CCT, rot. 44 (1378-80), rot. 49 (1387-90); ASCT,
Ordinati
, 31, ff. 9
r
, 104
r
.
92
Maestri milanesi: cfr. sopra, p. 112, nota 33 e testo corrispondente. Introiti gualchiere:
brac-
co (
a cura di),
Acque, ruote e mulini
cit., II, pp. 269-70.