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cittadino e senza essere obbligati ad acquistare un immobile in città

95

.

Un «magister Adam dorerius», proprietario di una casa nel quartiere di

Porta Doranea, parrocchia di San Simone, e di mezza giornata di vigna

oltre il Po, è infine menzionato nell’estimo del 1415

96

.

Più numerosi e attivi furono senza dubbio gli artigiani specializzati

nella lavorazione del ferro, che per le proprie attività importavano pro-

babilmente il materiale grezzo su cui gravava il pagamento della mala-

tolta. Alcuni, come il chiodaiolo Bonavia menzionato negli anni 1315-

1316, quasi certamente servivano una clientela non esclusivamente cit-

tadina

97

. Altri, come il

ferrerius

Ardizzone da None, che nel 1344 prese

in affitto dal principe una

moleta

situata presso le gualchiere, arricchi-

vano con il loro lavoro la gamma delle specializzazioni in questo setto-

re dell’economia torinese; sennonché nel 1351 Ardizzone, accusato di

tradimento, fu decapitato e la

moleta

, rimasta inattiva, andò probabil-

mente in rovina

98

.

Un certo numero di fabbri ferrai è successivamente menzionato ne-

gli estimi, nei resoconti dei

clavarii

sabaudi e fra gli immigrati, ma fu so-

prattutto nei primi anni del Quattrocento, proprio quando la produzio-

ne di panni torinesi aveva toccato i minimi storici, che la lavorazione

del ferro sembrò rifiorire. Due nuove

molerie

, costruite nel 1401 e con-

cesse in affitto rispettivamente a Bartolomeo Ferrerio, chiamato anche

Perrachinoto, e a Giacomo Salomone e Capello Ferrerio per 36 soldi an-

nui di viennesi correnti, trovarono spazio fra l’area in cui erano ubica-

te le gualchiere e quella in cui si trovavano i mulini da grano: furono di-

strutte nell’alluvione del 1408, ma due anni dopo ne furono costruite

tre «presso il canale dei nuovi battitoi del signore»; concedendole ad al-

trettanti fabbri ferrai, Enrico Falconerio, Capello Ferrerio, e Giovanni

de Avogario o de Avariis, il principe ricavò annualmente da ognuna di

esse un fitto di 46 soldi annui in moneta corrente di Vienne. Alcuni dei

nomi qui menzionati, che non esauriscono certo l’universo dei

ferrarii

torinesi di quegli anni, ricompaiono in un elenco di spese sostenute per

la riparazione e manutenzione degli impianti idraulici torinesi fra l’ot-

tobre 1410 e l’ottobre 1411. Negli stessi anni uno di questi fabbri, ma-

stro Giovanni de Avariis, fu anche «gubernator et moderator» dell’oro-

logio del castello di Torino; per tale lavoro percepiva dal principe uno

L’economia

147

95

ASCT.

Ordinati

, 14, ff. 12

v

, 13

r

, 69

r

.

96

ASCT, Dor. 1415, f. 69

r

.

97

CCT, rot. 4c (1315-16),

banna

.

98

CCT, rot. 19 (1344-45),

denarii census

;

bracco (

a cura di),

Acque, ruote e mulini

cit., II, pp.

272-73 (scheda di S. Benedetto).