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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

un nuovo

baptitorium papiri

a una ruota sul canale grande dei mulini del

principe, ma anche questa iniziativa fu soffocata sul nascere dalla «gran-

de inondazione» del 1408: il letto del canale dei mulini, asportato dal-

la corrente, si era talmente abbassato che i livellatori chiamati per una

perizia sentenziarono che i costi necessari per portare l’acqua a tale

in-

genium

e farlo funzionare ancora sarebbero stati insostenibili

103

.

Il vero terreno su cui gli imprenditori torinesi giocarono la loro scom-

messa contro la crisi e le avversità fu tuttavia quello di una diversifica-

zione della produzione tessile. In verità tale settore offriva da lungo tem-

po una varia tipologia di prodotti: escludendo i panni torinesi, essa con-

sisteva in tele di lino e soprattutto di canapa, che, prodotta nelle

campagne circostanti e forse in parte esportata, subiva una prima fase

di lavorazione nei

baptitoria

signorili. Si trattava per lo più di tovaglie,

mantilia

e altri tessuti i cui costi e modi di produzione erano rigidamente

regolamentati dagli statuti del 1360. Tra la fine del Trecento e l’inizio

del Quattrocento la concorrenza dei centri vicini, in particolare di Mon-

calieri, dovette poi far lievitare le rivendicazioni economiche dei tessi-

tori. Nel 1393 essi richiesero e ottennero dal consiglio comunale un au-

mento delle retribuzioni loro dovute, poi, nei primi anni del nuovo se-

colo, alcuni di loro furono multati perché pretesero «de facione telarum»

compensi ancora più alti. Nel 1415 un tentativo di Ludovico d’Acaia di

sistemare con un nuovo regolamento – che non si è conservato –, la fab-

bricazione delle tele suscitò infine proteste tanto vivaci da parte dei tes-

sitori che il consiglio fece proprie le loro richieste e supplicò il principe

di abolire ogni novità al riguardo. La forza contrattuale di queste mae-

stranze e la loro capacità di iniziativa, con le conseguenze che si posso-

no immaginare sui profitti dei mercanti-imprenditori, possono forse ser-

vire a spiegare perché la produzione di tele non abbia avuto particolare

sviluppo in città

104

.

Un settore di attività del tutto nuovo per Torino fu, a fine Trecen-

to, quello del cotone, che, come si è accennato, le autorità cittadine in-

tendevano nel 1390 sviluppare accanto a quello, ormai in crisi, della la-

na. Occorrevano però maestranze specializzate che il comune cercò di

far venire da Milano, il centro più importante di fabbricazione dei fu-

103

bracco (

a cura di),

Acque, ruote e mulini

cit., II, pp. 271-73;

benedetto

,

Macchine idrauli-

che

cit., p. 192, e

barbero

,

Un’oligarchia urbana

cit., pp. 143, 146, 148, 154-57, 298-99.

104

La retribuzione per la tessitura di un «ramo» di tela di stoppa, di rista e di lino passò ri-

spettivamente da 3, 4, 5 soldi di viennesi deboli nel 1360 a 3 soldi e 6 denari, 5 e 7 soldi della stes-

sa moneta nel 1393; quella dei «mantillia maiora» da 7 a 11 soldi: BSSS, 138/

i

, p. 112, cap. 258;

p. 147, cap. 330; ASCT,

Ordinati

, 34, ff. 60

r

-61

v

; 55, ff. 137

v

-138

r

. Per le multe a tessitori a tes-

sitrici: CCT, rot. 55 (1401-406),

banna

.