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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
staio di frumento al mese. A questo elenco si aggiunge un
magister
An-
tonio de Barleta, che fabbricò le prime bronzine (
sollole
) per i mulini
della città
99
.
L’appalto delle
molerie
non era affare da interessare in quel momento
chi disponeva di capitali: se si eccettua Bartolomeo Ferrerio,
alias
Per-
rachinoto, che all’occorrenza fabbricava e commerciava telerie e che nel
1415, compresi i terreni della moglie, possedeva un patrimonio di sole
10 giornate, erano per lo più i fabbri stessi, quasi sempre proprietari di
magrissimi patrimoni, a pagare la licenza per costruirle e il fitto annuo
relativo. Essi vendevano la loro forza lavoro, mentre chi intendeva ac-
quistare ferro non lavorato, chiodi o ferramenta, doveva rivolgersi a un
mercante, come Giorgio di Beinasco, o a uno speziale, come Michele
Borgesio o Alessio di Brozolo
100
. Investimento più appetibile, a partire
dall’ultimo quarto del Trecento, divenne invece quello nelle segherie.
Per gran parte del secolo gli appalti delle
ressie
torinesi erano andati o a
chi, come Bertolino e Martino Tintore, nonno e nipote, o il socio di que-
st’ultimo Ardizzone di Front, esercitava l’attività di carpentiere e l’ap-
plicava soprattutto nella riparazione e manutenzione dei ponti, o a chi,
come frate Giovanni Rivara, Giacometto di Castiglione, Perotto Tin-
tore, quest’ultimo nipote e socio di Bertolino nella gestione del ponte
sul Po, appariva interessato anche allo sfruttamento di altre macchine
idrauliche come le gualchiere. Con la fine del secolo, come ha osserva-
to Stefano Benedetto, si verificò un progressivo mutamento della si-
tuazione: fra gli appaltatori erano infatti sempre più numerose le per-
sone estranee «all’esercizio della carpenteria e appartenenti ad altri am-
biti professionali e alle classi sociali superiori»
101
. Nel 1379 furono i
99
Ibid.
, pp. 271-73 (scheda di S. Benedetto), 330-31 (scheda di A. Dal Verme). Per l’identifi-
cazione di Bartolomeo Ferrerio con Bartolomeo Perrachinoto: ASCT, Dor. 1415, f. 13
v
. Un En-
rico Luino, fabbro, è menzionato come teste in un atto dell’11 novembre 1410: AST, Corte, Pae-
si per A e B, Torino, mazzo 5, n. 66, f. 115
v
. Giovanni de Avariis: CCT, rot. 61 (1410-11), rot.
62 (1411-13). Nomi di fabbri operanti in quegli anni e comparsa delle prime
sollole
in bronzo:
al-
liaud
e
dal verme
,
Le spese di gestione
cit., I, p. 154, note 130-31.
100
bracco (
a cura di),
Acque, ruote e mulini
cit., II, pp. 330-31 (scheda di A. Dal Verme);
al-
liaud
e
dal verme
,
Le spese di gestione
cit., p. 154, nota 130. Personaggi citati e loro botteghe:
barbero
,
Un’oligarchia urbana
cit., pp. 63, 159, 161, 164, 254. Situazioni patrimoniali dei fab-
bri: ASCT, Nuova 1380, f. 55
v
; Marm. 1391, f. 32
r
; Marm. 1404, f. 29
r
(Stefano Boglanus,
ha-
bitator T
: 1 giornata di vigna nel 1380, casa e 1 giornata di vigna nel 1391, casa e 2 giornate di vi-
gna nel 1404); Marm. 1391, f. 68
r
(E. Falconino,
habitator T
: casa e 2 giornate di terra); Pust.
1391, f. 25
v
; Dor. 1415, ff. 13
v
, 16
r
(B. Perrachinoto); Pust. 1391, f. 101
v
; Pust. 1415, f. 125
v
(G. Salomone: sola casa, nella parrocchia di San Dalmazzo). Capello Ferrerio è menzionato fra gli
extravagantes
di Porta Nuova nel 1393: ASCT, cat. V, 1133.
101
s. benedetto
,
Macchine idrauliche e attività artigianali a Torino nel
xv
secolo
, in
bracco (
a
cura di),
Acque, ruote e mulini
cit., I, p. 192. Sull’attività di Bertolino, Perotto e Martino Tintori
ha scritto belle pagine
barbero
,
Un’oligarchia urbana
cit., pp. 206-9.