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fratelli Ricciardello, Filippono e Franceschiello di Brozolo, figli del

do-

minus

Pietro immigrato quarant’anni prima, notaio della curia vescovi-

le il primo e segretario del principe d’Acaia il secondo, a prendere in ap-

palto per 1 fiorino di buon peso l’anno una

ressia

situata presso i muli-

ni. Nel 1415 gli estimi documentano il possesso di un’altra sega da parte

di Ribaldino Beccuti, mentre l’anno successivo fu il maestro di cucina

di Ludovico d’Acaia, Filippo Alardi, originario delle Fiandre e non nuo-

vo alle speculazioni commerciali, a far costruire uno di questi impianti.

Più tardi la segheria rappresentò pure uno dei settori di attività di Gio-

vanni, figlio di Bartolomeo Perrachinoto, attivo anche come imprendi-

tore laniero. Gli eredi dei carpentieri di un tempo, i Tintore e i de Front,

non scomparvero tuttavia dalla scena; ancora pagavano, dopo il 1403,

ben 10 fiorini di peso piccolo l’anno per i diritti d’acqua necessari al fun-

zionamento di una

ressia

ed erano quindi interessati ai guadagni che ne

derivavano, ma qualcuno di loro, come il taverniere Martignono di

Front, aveva ormai abbandonato il mestiere degli avi

102

.

Il fenomeno, a cui si è accennato, è chiaramente inscrivibile in

quell’ottica di diversificazione degli investimenti, che le ricerche re-

centissime di Alessandro Barbero hanno mostrato ispirare le scelte eco-

nomiche del gruppo dirigente torinese durante tutta la seconda metà del

Trecento. Tra la fine di questo secolo e l’inizio del successivo, eviden-

temente per sfuggire alle difficoltà della crisi e nonostante tali difficoltà,

si verificò tuttavia un fatto nuovo: alcuni giovani imprenditori torinesi

non si limitarono più a distribuire i loro investimenti nei vari settori tra-

dizionali di attività sempre più in crisi, ma avviarono spontaneamente

una diversificazione della produzione aprendosi a nuove esperienze. Co-

sì nel 1383 Giacomo Triperio e Benetono Tavornino presero in appal-

to, per 1 fiorino di buon peso l’anno, una macchina idraulica (

baptito-

rium rusche

) per ricavare dalla corteccia delle querce tannino utilizzabi-

le per la concia, ma la loro iniziativa fu bloccata a fine secolo da

un’alluvione. Più coerentemente orientato nel senso di una diversifica-

zione della produzione appare invece, attorno al 1390, l’investimento

di Bartolomeo Mazzocchi, notaio e stimato mercante di panni, nella co-

struzione di una cartiera (

papirerium

) a due ruote, affiancata da un

amo-

latorium

e da un battitoio per la

rusca

. A distanza di una dozzina d’an-

ni il suo esempio fu seguito da un altro mercante di tessuti in crescenti

difficoltà economiche, Giovanni Cornaglia, che nel 1403 fece costruire

L’economia

149

102

bracco (

a cura di),

Acque, ruote e mulini

cit., II, pp. 272-73; ASCT, Nuova 1415, f. 70

v

;

Dor. 1446, f. 9

r

. Per i Brozolo, i Perrachinoto, l’Alardi e Martignono de Front:

barbero

,

Un’oli-

garchia urbana

cit., pp. 140, 146, 149-51, 197, 218, 238, 239.