

176
Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
Le fonti criminali, le sole che di tanto in tanto li traggano per un at-
timo dall’oscurità, non ci permettono di dire di più sul ruolo dei dome-
stici nella società cittadina, sicché siamo costretti a lasciare insoddisfatta
la nostra curiosità sul conto di domestiche come Giacomina «olim pe-
diseca Parvi Iohannis de Baynasco et nunc meretrix lupanaris», come
Caterina serva del notaio Mainardo Pollastro, multata per essersi acca-
pigliata col fratello del padrone, o come Antonia, serva di messer To-
maino Borgesio, che faceva all’amore la notte nell’orto dietro la casa; di
balie come la moglie di Andrea Trombatore, entrata come nutrice in ca-
sa di Matteo Ainardi, dove subì un tentativo di violenza da parte di un
cugino del padrone, e divenuta più tardi l’amante di Gian Ludovico Zuc-
ca; di inservienti come Ludovico, famiglio dello speziale Onofrio de Trie-
sto, che scomparve senza licenziarsi e portando via dalla bottega parec-
chi oggetti di valore; o di quei tredici bovari, ciascuno al servizio d’un
diverso padrone, che un giorno andarono insieme in campagna, armati,
coll’intento di combattere fra loro, non sapremo mai se per gioco o per
un regolamento di conti
22
.
Non siamo neppure in grado, allo stato attuale delle nostre cono-
scenze, di decidere se questi servitori fossero in maggioranza persone
adulte, oppure ragazzi o addirittura bambini, categorie ben presenti, in
altre epoche, fra i lavoratori domestici; né se quella di famiglio fosse una
condizione permanente o provvisoria, in attesa di trovare un’occupa-
zione più stabile, di sposarsi, di metter su una famiglia propria. Certa-
mente la frequenza con cui i domestici compaiono nelle fonti giudizia-
rie, e la permeabilità che s’intuisce fra la loro condizione e quella di men-
dicante, ladro o prostituta, suggeriscono di calcolarli come assai vicini a
quelli che la storiografia usa oggi chiamare marginali. Né andrà dimen-
ticato il fatto che andare a servizio, non possedendo nulla di proprio, e
assoggettandosi a un padrone che aveva per legge il diritto di bastonare
i suoi dipendenti, era l’unica possibilità di guadagnarsi la vita per gli or-
fani della povera gente, per le mogli o le concubine abbandonate, per i
minorati mentali. Quanti dovevano essere, nelle case dei Torinesi più
agiati, i casi come quello di Alasina, figlia del fu Antonio Ruata, che ave-
va sposato un certo Antonio da Cavoretto, «qui ipsa bona sua consum-
psit; et Cechinus becharius eam tenet amore Dei quia stulta»!
Ma sarebbe ingiusto non segnalare che accanto a prevaricazioni e vio-
lenze, soprattutto nei confronti delle donne, non mancano esempi di so-
22
Questi dati e tutti quelli che seguono sono tratti dalla serie dei CCT, dove praticamente
ogni rotolo, nella sezione delle multe o
banna
, contiene indicazioni sui servitori domestici; nonché
da ASCT, Coll. V, n. 1133.