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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

Le fonti criminali, le sole che di tanto in tanto li traggano per un at-

timo dall’oscurità, non ci permettono di dire di più sul ruolo dei dome-

stici nella società cittadina, sicché siamo costretti a lasciare insoddisfatta

la nostra curiosità sul conto di domestiche come Giacomina «olim pe-

diseca Parvi Iohannis de Baynasco et nunc meretrix lupanaris», come

Caterina serva del notaio Mainardo Pollastro, multata per essersi acca-

pigliata col fratello del padrone, o come Antonia, serva di messer To-

maino Borgesio, che faceva all’amore la notte nell’orto dietro la casa; di

balie come la moglie di Andrea Trombatore, entrata come nutrice in ca-

sa di Matteo Ainardi, dove subì un tentativo di violenza da parte di un

cugino del padrone, e divenuta più tardi l’amante di Gian Ludovico Zuc-

ca; di inservienti come Ludovico, famiglio dello speziale Onofrio de Trie-

sto, che scomparve senza licenziarsi e portando via dalla bottega parec-

chi oggetti di valore; o di quei tredici bovari, ciascuno al servizio d’un

diverso padrone, che un giorno andarono insieme in campagna, armati,

coll’intento di combattere fra loro, non sapremo mai se per gioco o per

un regolamento di conti

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.

Non siamo neppure in grado, allo stato attuale delle nostre cono-

scenze, di decidere se questi servitori fossero in maggioranza persone

adulte, oppure ragazzi o addirittura bambini, categorie ben presenti, in

altre epoche, fra i lavoratori domestici; né se quella di famiglio fosse una

condizione permanente o provvisoria, in attesa di trovare un’occupa-

zione più stabile, di sposarsi, di metter su una famiglia propria. Certa-

mente la frequenza con cui i domestici compaiono nelle fonti giudizia-

rie, e la permeabilità che s’intuisce fra la loro condizione e quella di men-

dicante, ladro o prostituta, suggeriscono di calcolarli come assai vicini a

quelli che la storiografia usa oggi chiamare marginali. Né andrà dimen-

ticato il fatto che andare a servizio, non possedendo nulla di proprio, e

assoggettandosi a un padrone che aveva per legge il diritto di bastonare

i suoi dipendenti, era l’unica possibilità di guadagnarsi la vita per gli or-

fani della povera gente, per le mogli o le concubine abbandonate, per i

minorati mentali. Quanti dovevano essere, nelle case dei Torinesi più

agiati, i casi come quello di Alasina, figlia del fu Antonio Ruata, che ave-

va sposato un certo Antonio da Cavoretto, «qui ipsa bona sua consum-

psit; et Cechinus becharius eam tenet amore Dei quia stulta»!

Ma sarebbe ingiusto non segnalare che accanto a prevaricazioni e vio-

lenze, soprattutto nei confronti delle donne, non mancano esempi di so-

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Questi dati e tutti quelli che seguono sono tratti dalla serie dei CCT, dove praticamente

ogni rotolo, nella sezione delle multe o

banna

, contiene indicazioni sui servitori domestici; nonché

da ASCT, Coll. V, n. 1133.