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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
altre città piemontesi, impegnavano comunque un settore non trascu-
rabile della popolazione. E del resto in occasioni festive e cerimoniali
come la processione del santo patrono, che ogni anno attraversava le vie
cittadine alla vigilia di San Giovanni Battista, i gruppi professionali ap-
paiono in grado di organizzarsi e di esprimere una rappresentanza. Il 12
giugno 1375, ad esempio, il consiglio comunale stabiliva che tutti gli
«artiste» fossero tenuti a presentare a proprie spese i ceri per la proces-
sione, uno per ciascun gruppo. Alcuni dei mestieri elencati sono carat-
teristici di una città dalle persistenti connotazioni rurali, come i vignaioli,
i falciatori, gli aratori, i pastori e i bovari, nonché, se vogliamo, i pe-
scatori e i mugnai; altri rappresentano l’artigianato urbano, come i sar-
ti, fabbri, cordai, carpentieri, pellettieri; altri ancora si identificano con
i servizi qualificati, i cui esponenti più in vista facevano parte a pieno
titolo dell’oligarchia popolare, e sono i notai, gli osti, i macellai, i bar-
bieri; l’industria tessile è rappresentata, separatamente, da lanaioli e tes-
sitori; il commercio, in ordine ascendente di prestigio, dai panettieri,
formaggiai, speziali, infine dai «mercatores», qualifica che negli usi dei
notai torinesi indicava i mercanti agiati, usi a trattare all’ingrosso ogni
sorta di merci, ma soprattutto panni
26
.
Certo, molti di questi gruppi professionali comprendevano appena
un pugno di uomini; non c’erano sicuramente in città, a quella data, più
di cinque o sei speziali, e altrettanti barbieri; i mestieri più numerosi,
come i notai, gli osti, i macellai, riunivano ciascuno qualche decina di
persone. Eppure è chiaro che all’occasione questi uomini erano in gra-
do di riunirsi per operare in comune, e che nella percezione dei con-
temporanei ciascun mestiere aveva una sua identità collettiva. Agli oc-
chi dei suoi concittadini, l’individuo era riconosciuto prima di tutto per
l’attività professionale e commerciale che svolgeva, come dimostra la
precisione puntigliosa degli appellativi impiegati dai notai: registrando
per ordine del principe un atto particolarmente solenne, il notaio che
compila nel 1408 il volume degli
Ordinati
elenca come testimoni tre
membri del consiglio comunale, cioè «Maynardo Pollastro notario, Iu-
liano Miolerio mercatore et Vieto Ranoto becario et eciam mercatore»
27
.
Ma non basta; è giocoforza riconoscere che all’occasione quanti svol-
gevano uno stesso traffico erano in grado di agire di comune accordo
anche sul piano della regolamentazione professionale. Si è visto che per-
26
Cfr.
i. m. sacco
,
La processione dei «ceri» a Torino nel secolo
xiv
ed i gruppi professionali
,
in «Torino. Rivista Municipale»,
xviii
(1940), pp. 48-53; nonché
comba
,
Lo spazio vissuto
cit.,
pp. 33-35.
27
ASCT,
Ordinati
, 49, f. 14
r
.