

informazioni offerte dagli statuti riformati del 1389; è certo, in ogni ca-
so, che nelle intenzioni di tutti essa avrebbe dovuto assumere all’inter-
no del comune un ruolo assai forte di supplenza istituzionale. I rettori
della Società erano sempre compresi nelle commissioni di savi e nelle
ambasciate, e il principe stesso, quando mandava i suoi ordini alla città,
si indirizzava «vicario et iudici nostro Taurini, rectoribus Societatis po-
puli, conscilio et sapientibus dicte civitatis»: se l’ordine delle parole non
è casuale, è chiaro che Giacomo intendeva la Società non solo come un
organismo rappresentativo della comunità, ma come un puntello della
sua autorità entro le mura torinesi
34
.
Le fortune della Società, tuttavia, non durarono a lungo. La perdita
di quasi tutti i volumi di
Ordinati
intorno alla metà del secolo impedi-
sce di affermarlo con certezza, ma si direbbe che già dopo il 1342-43 il
ruolo istituzionale dei rettori sia stato ridimensionato; in ogni caso, è
certo che la Società non sopravvisse al conflitto fra Giacomo d’Acaia e
Amedeo VI, e all’occupazione di Torino da parte di quest’ultimo nel
1360, che fu poi l’occasione per la redazione definitiva degli statuti cit-
tadini. La politica del conte di Savoia nei confronti delle città soggette
era diversa da quella di suo cugino, anzi fra i capi d’accusa formulati nei
confronti di Giacomo il Conte Verde dichiarò proprio «quod idem do-
minus princeps in terra sua quamplures societates statuerit et ordinave-
rit, que quidem societates plura statuta sive capitula dicuntur fecisse que
sunt contra iuris communis dispositionem, ceduntque in tocius reipu-
blice et patrie detrimentum, et diminutionem status, honoris et iurium
comitatus et principatus ipsius domini comitis»: non sorprende che del-
la Società di San Giovanni Battista, a partire da quegli anni, non si sia
più sentito parlare
35
.
Ma il dato di fondo che aveva sostenuto l’organizzazione, e cioè la
diffidenza della comunità nei confronti delle famiglie magnatizie, non
era morto; anzi coll’aggravarsi della congiuntura economica, e con la pre-
senza sempre più ossessiva della guerra sul territorio torinese, si accen-
tuò a tal punto che nel 1389 il figlio di Giacomo, Amedeo d’Acaia, or-
mai tornato padrone del principato, acconsentì alla ricostituzione della
Società. Gli statuti emanati in quell’anno, e che si sono conservati, co-
stituiscono la maggior fonte d’informazione sull’operato della Società;
Gruppi e rapporti sociali
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34
Sulle prime attestazioni della Società di San Giovanni Battista, che si trovano nel volume
degli
Ordinati
per il 1339 (ASCT,
Ordinati
, 7, ff. 42, 67, 80, 105
v
), cfr.
ibid.
, pp. 11-12 e nota;
per Pinerolo,
ibid.
, p. 19; e per la qualifica di «Societas populi», ASCT, n. 3745.
35
datta
,
Storia dei principi
cit., I, p. 182 in nota. Le ultime menzioni conosciute della Società
risalgono al 1353:
chiaudano
,
Gli Statuti della Società di S. Giovanni Battista
cit., p. 12 in nota.