

190
Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
to la diffidenza di Amedeo VIII, tanto da essere dissolta d’autorità su-
bito dopo l’unione di Torino al ducato
42
.
3.
Criminalità e giustizia.
La prob l ema t i ca s tor i ogr a f i ca .
Gli studi sulla criminalità nelle città del tardo Medioevo hanno co-
nosciuto, com’è noto, amplissima diffusione negli ultimi anni. Sia che
analizzino fonti normative come gli statuti, sia che facciano ricorso a
verbali processuali o registri di sentenze, essi concordano solitamente
nel riconoscere il dispiegarsi, fra Tre e Quattrocento, di un progetto di-
sciplinare via via più coercitivo. La repressione della devianza sessuale
va di pari passo con quella dell’opposizione politica, il carattere sempre
più atroce e spettacolare delle pene accentua la distanza fra i governi oli-
garchici o principeschi e le comunità ormai di fatto tagliate fuori dalla
vita politica; pregiudicati, giocatori, mendicanti, prostitute, in una pa-
rola quelli che le fonti contemporanee chiamano ribaldi e che oggi è di
moda designare piuttosto come marginali, si ritrovano confinati in spa-
zi via via più sorvegliati e ristretti. Parte integrante di questo progetto
d’inquadramento è lo sforzo di regolamentare, e non di rado snaturare
un’ampia gamma di comportamenti spontanei, fra il ludico e il carne-
valesco, marcando in modo sempre più perentorio il discrimine fra ciò
che può essere tollerato e ciò che sarà infallibilmente represso
43
.
La ricchezza di una fonte come i conti del clavario, con gli elenchi
dei multati per ogni sorta di delitti, redatti anno dopo anno con buro-
42
Ibid.
, pp. 56-58. Il vuoto lasciato nella vita cittadina dalla scomparsa della Società fu vero-
similmente colmato dall’Abbazia degli Stolti: cfr.
a. barbero
,
La violenza organizzata. L’Abbazia
degli Stolti a Torino fra Quattro e Cinquecento
, in «BSBS»,
lxxxviii
(1990), pp. 387-453.
43
La bibliografia su criminalità e giustizia nel tardo medioevo è ormai così ricca che non è pos-
sibile darne conto in questa sede; per una prima informazione cfr.
a. zorzi
,
Giustizia criminale e
criminalità nell’Italia del tardo Medioevo: studi e prospettive di ricerca
, in «Società e Storia»,
xlvi
(1989), pp. 923-65;
id.
,
Tradizioni storiografiche e studi recenti sulla giustizia nell’Italia del Rinasci-
mento
, in «Cheiron»,
xvi
(1991), pp. 27-78. La progressiva sottomissione di larghi ambiti della vi-
ta urbana tardomedievale, quali quelli del gioco e della sessualità, a un sistematico progetto di di-
sciplina risalta, in ambito piemontese, dagli studi di
e. artifoni
,
I ribaldi. Immagini e istituzioni del-
la marginalità nel tardo medioevo piemontese
, in
Piemonte medievale. Forme del potere e della società
,
Torino 1985, pp. 227-48, e
r. comba
,
«Apetitus libidinis coherceatur». Strutture demografiche, rea-
ti sessuali e disciplina dei comportamenti nel Piemonte tardomedievale
, in «Studi Storici»,
xxvii
(1986),
pp. 529-76. Cfr. anche gli studi di
g. s. pene vidari
,
Sulla criminalità e sui banni del comune di Ivrea
nei primi anni della dominazione sabauda (1313-1347)
, in «BSBS»,
lxviii
(1970), pp. 157-211, e
a.
m. nada patrone
,
Il messaggio dell’ingiuria nel Piemonte del tardo Medioevo
, Cavallermaggiore 1993.