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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

scono soltanto materia per l’intervento repressivo del giudice, non cer-

to motivo di preoccupazione per i detentori del potere politico

24

.

La cong i ur a de l 1334 .

La congiura ordita nel 1334 dal prevosto della cattedrale, Giovanni

Zucca, rappresentò l’ultimo tentativo di sottrarre Torino ai Savoia, e al

tempo stesso di restaurare in città l’egemonia delle famiglie di parte ghi-

bellina, i Sili e appunto gli Zucca

25

. Che il complotto abbia avuto come

mente un dignitario della Chiesa torinese, alcuni canonici fra i congiu-

rati, e come principale esecutore il figlio bastardo di un altro ecclesia-

stico, il defunto prevosto Oddone Zucca, si spiega certamente col fatto

che proprio nel capitolo cattedrale le due famiglie, ormai in corso di

emarginazione dal governo del comune, conservavano il loro ultimo ba-

stione, con le dignità di prevosto e di arcidiacono che rispettivamente

gli Zucca e i Sili controllavano di zio in nipote da quasi un secolo

26

. Ma

una considerazione non meno importante è che se Torino ormai da cin-

quant’anni era governata da ufficiali sabaudi, la Chiesa torinese era an-

cora ben lontana dal rappresentare un organismo tutto interno ai domi-

ni degli Acaia. L’antica diocesi di Torino, che il vescovo amministrava

appunto col concorso del prevosto Giovanni Zucca, comprendeva una

quota dei territori piemontesi governati dal siniscalco del re Roberto

d’Angiò e di quelli del marchese di Monferrato, nonché la più gran par-

te del marchesato di Saluzzo; e proprio una questione d’amministrazio-

ne diocesana portò lo Zucca a incontrarsi con il marchese Federico di

Saluzzo, e a concepire con lui il disegno della congiura

27

.

Al processo formato più tardi contro i congiurati, il prete Michele,

parroco della chiesa di San Giovanni Evangelista, raccontò al giudice

d’aver saputo dal prevosto in persona che tutto era nato da una causa

relativa alla chiesa di Acceglio. Per quella prebenda, che si trovava nel

territorio del marchesato di Saluzzo, il marchese Federico reclamava dal

titolare, che era poi un altro canonico torinese, e per di più dei Sili, un

24

PD 37, ff. 66-67, 79; PC 114, f. 21

v

.

25

Sugli eventi del 1334 l’esposizione più dettagliata resta quella di

p. datta

,

Storia dei princi-

pi di Savoia del ramo d’Acaia signori del Piemonte dal 1294 al 1418

, I, Torino 1832, pp. 109-16; cfr.

inoltre

cibrario

,

Storia di Torino

cit., I, pp. 275-78;

f. gabotto

,

Storia del Piemonte nella prima

metà del secolo

XIV

(1292-1349)

, Torino 1893, pp. 155-60;

BSSS, 18

, pp. 584-93. I principali do-

cumenti, parzialmente editi dal

datta

,

Storia dei principi

cit., II, pp. 131-36, sono conservati in

AST, Città e provincia di Torino, mazzo 1, nn. 8-9.

26

Cfr. in questo volume,

a. barbero

,

Gruppi e rapporti sociali

,

Le fazioni nobiliari

, pp. 162-68.

27

Sull’estensione della diocesi torinese cfr.

g. casiraghi

,

La diocesi di Torino nel Medioevo

,

Torino 1979 (BSSS, 196).