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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

terrore. Nel 1344, anzi, Giacomo riammise addirittura in città i fuoru-

sciti, riconciliandoli con la fazione avversa, e negli anni immediatamente

successivi ritroviamo i nomi dei Sili e degli Zucca fra i membri della cre-

denza ed anche fra i clavari; lo stesso Giovanni Zucca, a quanto pare,

rientrò a Torino, dove morì forse nella peste del 1349

30

. Ben presto, tut-

tavia, almeno i Sili debbono essere stati coinvolti in un nuovo tentati-

vo di sedizione: del 1357 o ’58 infatti è la decapitazione di Giovanni Si-

lo «propter prodictionem». A partire da quella data quasi tutti i mem-

bri della famiglia vennero banditi da Torino, e dall’esterno continuarono

per anni a intrigare senza successo contro la fazione dominante: ancora

nel 1381 il consiglio comunale notava con preoccupazione come «aliqui

de genere illorum de Silis multa coloquia, transitus et conversaciones fa-

ciant in finibus civitatis Taurini, ex quibus posset scandalorum materia

sositari», e proibiva per dieci anni a qualsiasi abitante di Torino di co-

municare a voce o per lettera «alicui de forensicis bampnitis propter pro-

dicionem civitatis Taurini sive successoribus ipsorum», sotto pena di 50

fiorini

31

.

I l tumu l to de l 1383 .

La definitiva rovina dei Sili e degli Zucca mise fine per sempre a una

stagione politica, quella in cui al centro della scena si muovevano spa-

valdamente le fazioni magnatizie; anche se i nomi di guelfi e ghibellini

suscitarono ancora a lungo emozioni e risentimenti, tanto che a più ri-

prese i principi d’Acaia proibirono addirittura ai loro sudditi di pro-

nunciarli, il loro rilievo politico era ormai un ricordo del passato. Una

certa irrequietezza, beninteso, continuò a covare sotto l’apparente sot-

tomissione della città ai suoi signori; tanto più che il governo del prin-

cipe d’Acaia entrò ben presto in contrasto, come si sa, con la volontà

del conte di Savoia, che finì per impadronirsi di Torino. Le autorità che

controllavano la città erano dunque soggette a mutare, incoraggiando

negli scontenti la speranza di ulteriori mutamenti; ma chiunque dete-

nesse il potere era pronto a reagire spietatamente a ogni minaccia di se-

30

AST, Provincia di Torino, mazzo 2, n. 1;

cibrario

,

Storia di Torino

cit., p. 278. Cfr. anche

le lettere di Giacomo d’Acaia del 29 giugno 1348 (ASCT,

Ordinati

, 11, f. 114

v

) che rievocano la

grazia concessa «illis de Silis, de Zuchis et de Crovexis et ceteris aliis, qui erant foreiussiti et ba-

pniti a civitate nostra Taurini». Gli

Ordinati

per il 1344 e il 1345 non si sono conservati; nel 1346

risultano membri della credenza quattro Sili e due Zucca. I de Crovesio, popolari, sono l’unica fa-

miglia compromessa nella congiura che abbia poi riacquistato stabilmente il suo posto nell’oligar-

chia cittadina.

31

CCT, rot. 33; ASCT,

Ordinati

, 22, f. 19

r

.