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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
esistenza, ma questi si sono persi
46
. Sappiamo che nel 1227 il podestà si
impegna ad «inserire negli statuti» un accordo con il Delfino di Vien-
ne
47
: è una precisa testimonianza dell’esistenza di un
liber statutorum
e
della considerazione in cui questo è tenuto, dato che per dare maggior
forza e conoscenza al trattato le parti convengono che sia trascritto nel-
la raccolta statutaria. Si tratta di una tendenza frequente all’epoca, te-
stimoniata nello stesso periodo ad esempio in Ivrea e Vercelli
48
. La pro-
duzione statutaria, d’altronde, continua: un documento del 1230 atte-
sta che sono emanati statuti da parte del podestà in accordo con la
credenza
49
. In questo periodo inoltre devono essere stati redatti alcuni
statuti, che sottoponevano gli ecclesiastici ed i loro beni ai tributi co-
munali
50
.
Verso la metà del Duecento, ed esattamente prima del 1258, il co-
mune di Torino ha un
liber statutorum
, di cui è stata ritrovata dal Bor-
ghezio la copia di alcuni capitoli, modificati appunto nel 1258 in sen-
so favorevole agli ecclesiastici
51
. Si tratta di un’inversione rispetto alla
politica precedente, comprensibile sia per le opposizioni che questi ave-
vano fatto nei confronti di provvedimenti simili emanati intorno al
1230 dai comuni di Ivrea e Vercelli
52
sia per la necessità del comune di
ripristinare nel 1257-58 stretti rapporti di colleganza col vescovado e
gli ecclesiastici di fronte alle minacce rappresentate dall’incombente
dominazione sabauda
53
. Può essere però curioso constatare come i pri-
mi statuti noti sia in Torino che in Ivrea siano quelli che i comuni di
queste due città hanno emanato per sottoporre gli ecclesiastici ed i lo-
ro beni all’obbligo delle contribuzioni comunali, e come siano noti so-
lo perché sono cassati, nel momento in cui la normativa comunale de-
ve riconoscere di non riuscire a superare quelle «immunità» ecclesia-
46
Ibid
., pp. 6-8, 91-93: i primi testi del
ius proprium
locale sono andati per lo più persi. La più
antica raccolta conservatasi può considerarsi quella – non molto ampia – delle consuetudini di Ales-
sandria del 1179 (
g. s. pene vidari
,
Le consuetudini di Alessandria
, Torino-Firenze 1992, pp. 29-34).
Gli statuti delle località piemontesi sono in genere alquanto tardi: su poco meno di 900 statuti og-
gi noti, solo una cinquantina è anteriore al secolo
xiv
.
47
sclopis
,
Statuta et privilegia
cit., col. 522 (doc. 27).
48
g. s. pene vidari
,
Vicende e problemi della «fedeltà» eporediese verso Vercelli per Bollengo e
Sant’Urbano
, in
Vercelli nel secolo
xiii
, Vercelli 1984, pp. 31, 62-63. Si tratta del trattato di pace
del 1231 fra i due comuni, che questi si impegnano ad inserire nei propri
libri statutorum
(per le
edizioni del trattato,
ibid
., p. 62, nota 82).
49
BSSS, 65, doc. 116, pp. 111-13.
50
BSSS, 138/1, pp.
x-xi
;
f. cognasso
,
Storia di Torino
, Milano 1960 (prima ed. 1934), p. 136.
51
BSSS, 138/1, pp.
ix-xii
,
lxxv-lxxviii
. Su tali capitoli si sofferma da ultimo
m. rosboch
,
Le
invalidità negli statuti di Torino
, in «Rivista di storia del diritto italiano»,
lxix
(1996), pp.274-88.
52
g. s. pene vidari
,
Statuti del comune di Ivrea
, I, Torino 1968 (BSSS, 185), pp.
xlviii-xlix
.
53
Oltre quanto contenuto in questo stesso volume,
cognasso
,
Storia di Torino
cit., pp. 136-38.