

partenenti a quel popolo minuto che nella gestione della cosa pubblica
non aveva davvero alcuna voce
35
.
Certo, il fatto che la vicenda si sia conclusa senza condanne a mor-
te ma soltanto con forti multe lascia pensare che la sua gravità non deb-
ba essere esagerata. Antonietto Borgesio, grazie all’intercessione di
Iblet de Challant capitano di Piemonte, se la cavò con una multa di 250
fiorini e il suo nome continuò a figurare fra i membri del consiglio di
credenza fino al 1399, quando la peste lo portò via; anche se non c’è
alcuna prova che partecipasse effettivamente alle sedute, così come non
risulta che gli sia mai stato affidato l’ufficio di clavario. Più in genera-
le, l’unicità di questo episodio negli annali torinesi lascia pensare che
la personalità del Borgesio abbia rappresentato un catalizzatore decisi-
vo, in assenza del quale il malcontento popolare non avrebbe trovato
la forza per coagularsi. È altresì vero che gli anni immediatamente suc-
cessivi al 1383 sono quelli in cui pare rinfocolarsi l’ostilità fra nobili e
popolari; e che la rifondazione della Società di San Giovanni Battista
nel 1389 tornò ad offrire uno spazio politico comune ai popolani ric-
chi, che da gran tempo sedevano in consiglio di credenza, e a quei po-
polani poveri, o comunque emarginati, che Antonietto Borgesio aveva
radunato un giorno a protestare sotto le finestre del palazzo comuna-
le. Il polarizzarsi della vita politica cittadina intorno alla contrapposi-
zione fra magnati e popolani può così aver avuto un ruolo non secon-
dario nel mettere a tacere quei malumori del popolo minuto che solo
per un momento, nel 1383, avevano saputo trovare un’espressione pub-
blica e inquietante.
(
a. b.
)
4.
L’autonomia legislativa: gli statuti.
I comuni dell’Italia centro-settentrionale hanno emanato, pratica-
mente sin dalla loro origine, numerose norme giuridiche, che hanno pre-
so il nome di statuti. Il fenomeno è generale: si sviluppa nei comuni «li-
beri» come in quelli «soggetti», caratterizzato solo dall’estensione del-
l’autonomia statutaria a seconda dell’ampiezza delle «libertà»
Torino sabauda
241
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Il Delfino era immigrato da Beinasco, a quanto pare senza il consenso del signore del luo-
go, che nel 1386 scriveva alla credenza torinese chiedendo ufficialmente di annullare la cittadi-
nanza e gli altri privilegi concessi al nuovo venuto e di restituirgli la giurisdizione su di lui (ASCT,
Ordinati
, 27, f. 60
v
); per la qualifica di «bonus marchator et suficiens» cfr. ASCT,
Ordinati
, 17,
f. 176
v
.