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costruzioni avevano ancora i tetti in paglia e le strutture in legno crea-

vano un pericolo per gli incendi.

Tuttavia, soprattutto in alcune zone il tessuto edilizio mostrava le

caratteristiche peculiari di un centro urbano di una discreta importan-

za, in cui si esercitavano funzioni amministrative legate alla presenza

del vescovo e dove venivano svolte attività produttive e commerciali

non solo per la comunità locale. Erano soprattutto le abitazioni dei mag-

giorenti a spiccare sulle altre, testimoniando nelle strutture materiali le

fortune familiari. Il ceto dirigente che nel Trecento controllava salda-

mente le istituzioni cittadine si era formato in gran parte nel secolo pre-

cedente: tra i gruppi familiari più attivi si possono ricordare i Beccuti,

i Borgesio, gli Ainardi, gli Arpini, i Calcagni, i Cornaglia, i Pellizzoni,

i Porcelli, i Sili, i Baracchi, gli Zucca

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. Le loro abitazioni appaiono dai

documenti differenziarsi nettamente rispetto alle altre per dimensioni

e qualità architettonica: spesso comprendevano edifici di varia altezza,

affiancati da case abitate da membri della stessa famiglia o da consor-

ti, posti attorno a una corte comune e a volte difesi da una torre. Que-

sti insediamenti costituivano dei punti di riferimento nella mappa men-

tale dei cittadini, tanto che in alcuni casi venivano ancora indicati col

nome della famiglia che li aveva posseduti quando questa era ormai

estinta.

Molti nuclei signorili erano situati negli isolati che affiancavano la

strada pubblica. Nei pressi della Porta Segusina, nel quartiere di Por-

ta Pusterla, risiedevano gli Arpini, i Cornaglia e alcuni membri delle

famiglie Beccuti e Borgesio. Questi ultimi erano senza dubbio i grup-

pi parentali più numerosi: i Beccuti occupavano ben quattro isolati del

quartiere di Porta Nuova, nei pressi delle chiese di Santa Maria di

Piazza, di Santa Brigida e di Santo Stefano; i Borgesio possedevano

diverse case nei quattro isolati situati sull’incrocio centrale della città.

Proprio una loro torre, eretta nel quartiere di Porta Nuova di fronte

alla chiesa di San Gregorio, venne affittata al comune per porvi la cam-

pana prima che venisse acquistata e successivamente ristrutturata la

torre civica, sull’angolo tra le attuali vie Garibaldi e San Francesco

d’Assisi.

Altre torri si trovavano più a est, vicino all’incrocio tra la strada

pubblica e la strada di Porta Marmorea; in questi isolati avevano le lo-

ro residenze i Baracchi, i Mozio, gli Zucca, i Cavaglià. Nel

xiv

secolo

le torri erano ormai delle sopravvivenze del passato, spesso i proprie-

tari non le denunciavano neppure nei rilevamenti fiscali e a volte era-

La città e il suo territorio

13

20

g. sergi

,

Potere e territorio lungo la strada di Francia

, Napoli 1981, p. 161.