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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

vicario del vescovo e canonici della cattedrale. Il comune inoltre si oc-

cupava della manutenzione ordinaria dei muri e degli edifici del com-

plesso religioso.

Nei confronti dei diversi l’atteggiamento era di controllo ed emar-

ginazione: durante il primo mese di mandato il giudice doveva effettuare

la ricerca dei lebbrosi ed espellerli dalla città, le meretrici non poteva-

no risiedere nel borgo di San Donato né esercitare nei fossati cittadini.

Del resto si è già visto che le prostitute potevano essere cacciate da ogni

vicinia.

Questa era la normativa; nella pratica, è difficile sapere quanto ve-

nissero rispettate le disposizioni. Le contravvenzioni alle norme veni-

vano punite con multe, raccolte dai clavari sabaudi e trascritte nei re-

soconti che questi redigevano ogni anno. Per tutto il

xiv

secolo sono

praticamente irrilevanti i casi attestati di violazione alle norme di igie-

ne, come lavare i panni e gettare l’acqua della tintura nel canale della

strada pubblica, o di carattere urbanistico, come tenere ripostigli ille-

gali nel macello

29

. La mancanza di punizioni non autorizza affatto a

pensare che non venissero commesse trasgressioni: all’inizio del Quat-

trocento, quando i resoconti diventarono più analitici e completi, le

contravvenzioni aumentarono considerevolmente, dimostrando che nel

periodo precedente vi era stata una carenza assoluta di misure puniti-

ve dovuta probabilmente a una mancanza di interesse per la cura del-

la città.

Le trasgressioni più diffuse, registrate nei conti di quegli anni, ri-

guardavano la non osservanza delle norme igieniche, che evidentemen-

te stentavano ad essere fatte proprie dai cittadini: molti erano coloro

che tenevano letamai nelle vie pubbliche davanti alle loro case e qual-

cuno venne multato perché non aveva coperto i canali di scolo delle la-

trine. I macellai non avevano remore a gettare il sangue direttamente in

terra nella beccheria; non solo i tintori sciacquavano i panni nella dora

della città, ma c’era anche chi vi gettava animali morti. Nonostante i

reiterati divieti si continuava a fondere il sego dentro l’abitato. Meno

numerosi furono i reati commessi contro i beni pubblici, come il procu-

rar danni alle fortificazioni o occupare illegalmente la piazza costruen-

do strutture precarie nella beccheria

30

.

29

CCT, rot. 24, anni 1349-50; rot. 34, perg. 5, anni 1360-62; rot. 42, perg. 11, anni 1374-

76; rot. 44, perg. 11, anni 1378-80.

30

r. comba

,

Lo spazio vissuto: atteggiamenti mentali e «costruzione» del paesaggio urbano

, in

comba

e

roccia

(a cura di),

Torino fra Medioevo e Rinascimento

cit., pp. 20-22;

l. varetto

,

Il pae-

saggio urbano di Torino nelle fonti documentarie (secoli

xiv-xvi

),

ibid

., pp. 379-80.