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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

affinché non dimenticasse di riattivare alla sua partenza il Consiglio ci-

smontano, benché accompagnate da un consistente donativo, non era-

no state formulate in termini così rispettosi dell’autorità ducale come ci

si sarebbe potuti attendere, dal momento che la comunità era giunta a

minacciare di non pagare affatto i 2000 fiorini pattuiti se il Consiglio

non fosse stato restituito «infra tres vel quatuor dies». Ma allora, se non

altro, Torino aveva accettato disciplinatamente il provvedimento di so-

spensione, e soltanto all’avvicinarsi della sua scadenza naturale aveva

preso contatti col duca per assicurarsi che la reintegrazione si svolgesse

secondo le aspettative. Ora, invece, Torino agiva all’indomani stesso del

nuovo provvedimento, e con l’intento dichiarato di costringere il duca

non solo a ritirarlo, ma ad impegnare sé e i suoi successori a non intra-

prendere mai più un passo analogo: segno, evidentemente, che la co-

munità riteneva di poter trattare da una posizione di forza. E il duca ce-

dette, revocando dopo pochi giorni la sospensione e dichiarando, sulla

sua parola di principe e con obbligo di tutti i suoi beni, che mai in fu-

turo un provvedimento del genere si sarebbe potuto ripetere. Un tale

linguaggio non può non sorprendere, trattandosi pur sempre della con-

cessione elargita da un signore a una città dominata e non certo di un

accordo fra eguali, e testimonia meglio di qualunque altro esempio la

fragilità dell’autorità ducale, incarnata in quel momento da un principe

di quindici anni, e la sicurezza di sé dei notabili torinesi. Sicché appare

anche in questo caso piuttosto difficile, tanto più alla luce di una così

pronta ritrattazione, attribuire all’originario provvedimento di Carlo al-

tro valore che quello di un passo ritenuto di ordinaria amministrazione,

ispirato dalla prassi costantemente seguita in passato, e rivelatosi inve-

ce, inaspettatamente, inapplicabile di fronte ai reali equilibri di forza

costituitisi nel paese subalpino; equilibri evidentemente ignorati da un

principe così giovane, appena giunto al potere e privo di una conoscen-

za diretta dei suoi domini cismontani

30

.

5.

Verso il predominio nel ducato (1497-1536).

Se Amedeo IX, e dopo di lui Carlo I, avevano preso all’inizio del lo-

ro regno provvedimenti tali da lasciar sospettare una non piena cono-

scenza della realtà subalpina, ben altro appare il comportamento dei lo-

ro successori. La fretta con cui il duca Filiberto II, dopo aver assistito

30

Le patenti di sospensione, del 4 novembre, sono menzionate in quelle di revoca del 12 no-

vembre, ed. in

duboin

,

Raccolta per ordine di materie delle leggi

cit., XIV, pp. 132 sgg.