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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
tempi, le nuove forme di conduzione, organizzazione e sfruttamento dei
patrimoni spingono un numero crescente di Torinesi ad abbandonare la
rassicurante ombra delle mura. Sembra ragionevolmente certo che nel
1415 nessuna famiglia torinese viva stabilmente al di fuori delle mura
cittadine, mentre nel 1445 soltanto i fratelli de Agnello paiono farlo.
Ebbene, nel 1464 almeno una decina di famiglie vivono ormai stabil-
mente sparse sul territorio torinese anche a notevole distanza dalla città,
senza contare quelle, ancora più numerose, che dimorano nei pressi del-
le mura. E il volume relativo al quartiere di Porta Doranea dell’estimo
del 1464 prevede ormai un’apposita sezione per la registrazione di co-
loro i quali «stant extra dictam portam Palacis ab illo latere eiusdem
quarterii»
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.
«Gr ange», «t ec t a» e «ca s s i ne»: nuove s t rut tur e
de l pae s agg i o .
La diffusione di punti di insediamento sparso che si verifica fra 1445-
1446 e 1464 è ancora poca cosa, rispetto a ciò che accade nel cinquan-
tennio successivo e che letteralmente sconvolge le strutture del paesag-
gio torinese. Basti dire che sulla scorta dell’estimo del 1464 è ancora
possibile uno studio individuale delle poche decine di edifici sorti nelle
campagne circostanti la città. Nulla del genere è possibile già per quan-
to riguarda l’estimo del 1488, quando si contano oltre 300 edifici ex-
traurbani. Ancora meno proponibile sarebbe farlo per l’estimo del 1464,
dove tali edifici superano il numero di 500. Non resta che prendere at-
to di una vera e propria rivoluzione delle strutture insediative, per giun-
ta condotta con velocità sorprendente. Gli strumenti di indagine deb-
bono giocoforza adeguarsi: si abbandona quindi lo studio individuale e
si affronta un’analisi per aree di insediamento, per tipologie strutturali
e di proprietari.
Una prima area dove si manifesta un notevole dinamismo insedia-
tivo è l’Oltrepò. Le principali direttrici dello sviluppo, evidenti già nel-
l’estimo del 1488, sono le valli che solcano la collina e la piana della re-
gione Sassi. Dove più intenso è lo sfruttamento vitivinicolo, a Valsali-
ce, in Val San Martino, in regione Valpiana, più significativo è lo
sviluppo insediativo. Non sfugge a esso neppure quello che viene oggi
chiamato Monte dei Cappuccini e all’epoca, a causa dell’antica fortifi-
cazione che vi sorgeva, «Bastita». Da sempre zona prediletta per le pro-
prie vigne dalle famiglie torinesi più importanti e pressoché loro esclu-
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ASCT, Dor. 1464, ff. 198
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sgg.