

una grave perdita complessiva di notizie, appena compensata dalle infor-
mazioni reperibili nei verbali del consiglio comunale, peraltro non inte-
gralmente conservati, e da dati assai frammentari forniti dai rari regi-
stri notarili coevi conservatisi sino ai nostri giorni
148
. Osservati da que-
ste fonti e inquadrati nell’articolato panorama manifatturiero subalpino
del Quattrocento, gli orientamenti della pur ridotta produzione citta-
dina di panni continuano tuttavia a risultare degni di attenzione.
La situazione critica in cui, all’inizio del secolo, operava a Torino il
settore tessile trovava pieno riscontro in quella di numerosi centri mi-
nori. Questi centri da un lato non avevano la possibilità di organizzare
una produzione di lusso in grado di competere con quella delle aree clas-
siche di fabbricazione, che si difendevano producendo a prezzi molto
alti tessuti di ottima qualità, dall’altro si trovavano di fronte a un mer-
cato notevolmente ridotto dalla crisi demografica e a una concorrenza
folta e spietata nel campo dei tessuti di uso comune. La piena incorpo-
razione, dopo il 1418, dei domini dei principi d’Acaia nel più vasto du-
cato di Amedeo VIII di Savoia dovette suggerire a quest’ultimo e ai suoi
più stretti collaboratori di affrontare la questione. Maturò così, nel 1422,
il proposito di discuterne a Torino in una riunione a cui partecipassero
i rappresentanti dei comuni interessati: se si volevano evitare costose
importazioni, occorreva fabbricare panni in abbondanza nelle località
piemontesi più adatte. Non sappiamo che cosa in quell’assemblea so-
stennero i Torinesi. Gli orientamenti in merito, di una parte almeno dei
partecipanti, sono però noti grazie alla conservazione delle istruzioni da-
te dalla città di Ivrea ai propri rappresentanti. Era necessario, secondo
gli Eporediesi, concedere privilegi agli artigiani immigrati e a chi impe-
gnasse i propri capitali nello sviluppo dell’arte, ma soprattutto occorre-
va adottare una politica protezionistica che vietasse l’importazione di
tessuti forestieri e rendesse obbligatorio l’acquisto di panni fabbricati
nel ducato
149
.
Non conosciamo le deliberazioni in merito né di quell’assemblea, né
delle successive, convocate nel 1429 e nel 1431, a cui parteciparono, fra
gli altri, rappresentanti di Moncalieri, Chieri, Pinerolo, Ivrea, Biella e
Vercelli, ma è certo che in quegli anni il comune di Torino prese deci-
sioni che, sia pure entro certi limiti, erano in sintonia con gli orienta-
L’economia e la società
477
148
Estimi:
s. benedetto
,
Le traitement informatisé des «catasti» turinois du Moyen Age
, in
bi-
get
,
hervé
e
thébert
(a cura di),
Les cadastres anciens des villes
cit., pp. 289-97. Cfr. oltre, in que-
sto stesso capitolo, pp. 486-87, testo corrispondente alle note 179, 180. Cartulari notarili utiliz-
zati con successo: AAT, Prot., 28-33; ASCT, Prot. e minut., 1-7; AST, Camerale, Notai di Tori-
no, I vers., cart. 2656 (A. Fiorito); art. 545, cart. 28, 121 (M. Fontana).
149
comba
,
Contadini, signori e mercanti
cit., pp. 130-31.