Table of Contents Table of Contents
Previous Page  489 / 852 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 489 / 852 Next Page
Page Background

480

Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

minarle fu addirittura nominata in consiglio una commissione di sei mem-

bri, che il 15 novembre 1427 si accordò con quattro

draperii

di origine

milanese ma provenienti da Novara, i fratelli Giacomino, Giovanni, Bar-

tolomeo e Stefano Cornaglia, per la produzione di panni di qualità. Il co-

mune sostenne l’iniziativa sia prestando loro gratuitamente 200 fiorini

di peso piccolo da restituirsi in tre anni, sia concedendo un contributo

quinquennale a fondo perduto di 10 fiorini annui per le spese di affitto

dei locali necessari all’attività, sia infine costruendo a spese della città

due

cloverie

e una gualchiera, da concedere loro in uso gratuito. Per con-

tro i fratelli Cornaglia si impegnarono a risiedere per almeno dieci anni

in Torino esercitandovi l’«officium pannorum finium et bonorum», ma,

«hospite insalutato», fuggirono a Chivasso prima che scadessero i tre an-

ni previsti per la restituzione del prestito costringendo il comune ad av-

viare le azioni necessarie a ricuperare almeno la somma prestata

153

.

La stessa commissione che si era messa d’accordo con i Cornaglia

quando «venerunt habitare Taurini» esaminò qualche mese dopo la ri-

chiesta del drappiere Giorgio Paglieri di Vigevano, che intendeva eser-

citare a Torino l’

ars pannorum

154

. Questi fu sì accolto in città, dove giun-

se con i figli all’inizio del 1428, ma non gli vennero concessi prestiti:

ottenne tuttavia che il comune gli sborsasse 7 fiorini l’anno come con-

tributo per l’affitto di una casa e che lo esonerasse per dieci anni da ogni

pagamento relativo all’uso di stenditoi e gualchiere. Sette anni dopo do-

vette ricorrere al Consiglio cismontano: a non stare ai patti questa vol-

ta era il comune che da un triennio non gli versava il sussidio pattuito.

Nel 1441 egli si faceva portavoce dei «drapperii et lanaterii» che lavo-

ravano la lana in città per ottenere dal Maggior Consiglio l’autorizza-

zione ad avvalersi nell’esercizio della loro arte delle norme approvate

l’anno precedente per Pinerolo. Il lavoro, dunque, non gli mancava, co-

me conferma l’acquisto di qualche giornata di terra. Del resto ancora

nel 1438 da Vercelli era immigrato a Torino un mercante noto come

Domenico Scaravelli che praticava l’«ars lanaterie» e qualche anno do-

po, senza contare i due

paratoria

comunali previsti dalle convenzioni del

1425 con il Botalli e del 1427 con i fratelli Cornaglia di cui non si ha

tolino Solaro di Milano: ASCT,

Ordinati

, 63, ff. 160

r

, 170

r

; 64, ff. 12

v

, 14

v

-15

r

, 36

v

, 38

r

, 39

r

,

40

r

. Accettazione di fustanieri: ASCT,

Ordinati

, 67, ff. 156

v

-157

v

(2 ottobre 1436).

153

ASCT,

Ordinati

, 64, ff. 92

v

-93

v

; 65, f. 107

r

(verbale dell’11 agosto 1430).

cibrario

,

Sto-

ria di Torino

cit., I, pp. 410-11, e da ultimo soprattutto

roccia

,

Un documento sull’introduzione

dell’arte serica

cit., p. 718. Cfr.

benedetto

,

Macchine idrauliche

cit., p. 182. La gualchiera a cui ac-

cenna la convenzione fu sicuramente costruita, presso quella di Giovanni de Moranda, nella pri-

ma metà del 1428:

bracco (

a cura di),

Acque, ruote e mulini

cit., II, p. 238.

154

ASCT,

Ordinati

, 64, ff. 95

r

-96

r

. Diversa lettura in

barbero

,

Un’oligarchia urbana

cit.,

p. 145.