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tazione» dei panni nelle località limitrofe, evidentemente basata su una

produzione più varia e articolata di quella trecentesca. La ripresa degli

introiti, che rimasero stabili nei primi anni del Cinquecento, non signi-

ficò tuttavia una riconquista degli antichi spazi di mercato. Fra

xv

e

xvi

secolo Torino era ormai molto diversa da quella cittadina dai forti con-

notati rurali che alimentava con i suoi tipici

panni taurinenses

un merca-

to di dimensioni essenzialmente regionali; come dimostrano nei primi

decenni del nuovo secolo numerosi acquisti di panni, per importi nor-

malmente compresi fra i 30 e i 60 fiorini di Savoia da parte di acquirenti

di San Mauro, Altessano, Borgaro, Druento e Avigliana

165

, era una città

che, fortemente cresciuta anche come centro politico e amministrativo,

costituiva ormai il luogo naturale di rifornimento di prodotti finiti del-

le campagne circostanti.

La produz i one tor i ne s e d i «pann i s i r i c i »: da i pr imi

sv i l upp i ne l l ’ orb i t a mi l ane s e a l l a r i ce r ca d i un

propr i o spaz i o d i me r ca to .

Proprio nel momento in cui, verso la metà del Quattrocento, i pro-

duttori di pannilana sembrarono avvertire chiaramente le difficoltà che

ostacolavano l’auspicato rilancio dell’«ars lanaterie et draperie», Torino

sperimentò l’interesse, tutto nuovo, per il setificio, che, negli anni Tren-

ta e Quaranta di quel secolo, aveva conosciuto una rapida crescita a Ge-

nova, a Milano e, in Piemonte, probabilmente a Racconigi. Per il suo

sviluppo si pensava evidentemente di far leva proprio su quella disponi-

bilità di manodopera femminile che, a partire dal 1425 circa, aveva ali-

mentato localmente la timida e incerta ripresa della manifattura laniera

e di cui è nota la rilevanza nell’ambito della produzione serica di altre

località

166

. Ne sono una prova le condizioni poste dal consiglio, il 31 gen-

naio 1447, all’immigrazione in città dell’orafo e fabbro milanese Andrea

da Binago, che fu accolto come

habitator

a patto che sua moglie si impe-

gnasse a insegnare alle ragazze torinesi l’arte di tessere la seta

167

.

L’economia e la società

485

165

ASCT, Prot. e minut., 3, f. 45 bis (30 agosto 1515), f. 44

r

-

v

(2 ottobre 1515); 4, f. 175

r

(10 ottobre 1530); 5, f. 253

r

(10 maggio 1516); 7, f. 299

r

(6 gennaio 1530).

166

comba,

Dal velluto

cit., pp. 11 sgg.;

p. grillo

,

Le origini della manifattura serica in Milano

(1400-1450)

, in «Studi Storici»,

xxxv

(1994), pp. 896-916.

167

ASCT,

Ordinati

, 71, ff. 61

r

-62

r

(31 gennaio 1447: il

magister

vi è chiamato Andrea «de Bi-

gniaco, dorerius»);

roccia

,

Un documento sull’introduzione dell’arte serica

cit., p. 720, nota 10.

Rilevanza della manodopera femminile nella manifattura serica milanese:

grillo

,

Le origini

cit.,

p. 909, con relativa bibliografia. Manodopera femminile a Torino: cfr. oltre, p. 488, testo corri-

spondente alla nota 173.