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sin qui citati e delle rispettive famiglie nella manifattura laniera? La let-

tura delle non eloquentissime fonti sopravvissute lascia molti dubbi in

merito. Dopo il 1462 infatti i resoconti dei

clavari

sabaudi in genere non

informano più sui proventi derivanti dallo sfruttamento delle macchine

idrauliche ducali, che vengono concesse prima in affitto e poi in enfiteusi

perpetua al comune, mentre gli estimi forniscono in merito notizie spes-

so sommarie e casuali. Talora è tuttavia possibile, come per il mercante

Abbondio di Piccolpasso, venire a conoscenza di una nuova gualchiera,

azionata nel caso specifico da una sola ruota e costruita accanto all’edi-

ficio in cui faceva fabbricare la carta. Per un altro personaggio, il

domi-

nus

Ribaldino Beccuti, è invece accertabile una certa continuità di inte-

ressi per il mondo della produzione laniera, evidenziata dal possesso di

un

paratorium

associato ad altre macchine idrauliche e registrato in vari

estimi dal 1478 al 1523. Accanto ad esso funzionò pure, almeno fino al

1503, un mulino da guado di cui successivamente non si ha più notizia

160

.

Fra le macchine idrauliche possedute dai Beccuti figurò talora anche

un battitoio da canapa, quasi a sottolineare una più larga attenzione di

quella famiglia per tutto il settore tessile. Esso si aggiungeva ovviamente

ai

baptitoria

ducali che nella seconda metà del secolo passarono al comu-

ne e dallo sfruttamento dei quali la città ricavò mediamente, fra il 1462

e il 1471, oltre 100 rubbi di canapa l’anno. Fra Quattro e Cinquecento il

numero dei battitoi era però destinato a salire, fatto che non stupisce, se

si considera l’importanza che aveva allora in Piemonte la produzione di

quella fibra tessile, la cui lavorazione era del resto da tempo affermata in

città. I

canapacii

, ossia le tele di canapa prodotte a Torino e dintorni, a

Chivasso soprattutto, costituivano allora una delle principali voci del-

l’esportazione dei prodotti locali e, almeno in parte, si dirigevano verso

la Liguria, dai cui porti venivano smistati in tutto il Mediterraneo

161

.

Per quanto riguarda la lana, informazioni più certe, relative alla «ma-

latolta ferri et peciarum pannorum», i cui introiti fra il 1420 e il 1460

avevano raramente superato la media di 2 lire e mezza di denari cursibi-

li di Vienne all’anno, fermi restando i criteri di esazione, evidenziano a

L’economia e la società

483

160

A. Piccolpasso: ASCT, Dor. 1470, f. 23

v

; CCT, mazzo 35, fasc. relativo al periodo 21 di-

cembre 1499 - 27 luglio 1501. R. Beccuti: ASCT, Nuova 1478, f. 48

v

; Nuova 1485, f. 58

v

; Nuo-

va 1488, f. 112

r

; Nuova 1503, f. 162

r

; Nuova 1510, f. 105

v

; Nuova 1523, f. 82

v

.

161

Battitoio dei Beccuti: ASCT, Pust. 1436, f. 53

v

; Nuova 1470, f. 44

v

. Battitoi ducali e co-

munali e di nuova costruzione:

bonardi

,

Canali e macchine

cit., I, pp. 110 sgg.; II, pp. 262-67, 280-

83 (schede di S. Benedetto e A. Dal Verme). Tessitori di tele: ASCT, Marm. 1488, f. 18

v

(Stefa-

no Pavignani); Nuova 1510, f. 191

r

(Antonio di Casorate). Canovacci di Torino: ASS, Notai, P.

Corsari, 24 maggio 1474. Canovacci di Chivasso: ASS, Notai, G. Moneglia, 14 febbraio 1454 (f.

559

v

: 30 balle «canabaciorum de Clavaxio» spedite «ad partes orientales»), 11 aprile 1458;

com-

ba

,

Contadini, signori e mercanti

cit., pp. 140 sgg.